Il silenzio di Cene, un tranquillo borgo in provincia di Bergamo, è stato lacerato da un atto di violenza inaudita. Rubens Bertocchi, 54 anni, ha posto fine alla vita di Elena Belloli, la moglie, 52 anni, in un drammatico episodio che ha sconvolto l’intera comunità. L’evento, verificatosi nel pomeriggio di ieri nella loro abitazione di via Fanti, ha lasciato dietro di sé una scia di dolore e domande irrisolte, amplificata dalla fortuna dei due figli, rispettivamente di 11 e 21 anni, assenti al momento del tragico gesto.L’azione, consumata con sette colpi di pistola, ha lasciato inalterato lo scenario di una quotidianità improvvisamente frantumata. I Carabinieri di Clusone, intervenuti prontamente, hanno setacciato l’abitazione, rinvenendo i bossoli che testimoniano la ferocia dell’atto. Oltre alla mera constatazione del femminicidio, l’episodio solleva interrogativi profondi sulla dinamica relazionale all’interno della coppia e sulle possibili motivazioni che hanno spinto Bertocchi a compiere un gesto così irreparabile.La vicenda, pur nella sua tragicità, si inserisce in un contesto più ampio e preoccupante: quello della violenza di genere che affligge il nostro Paese. Non si tratta di un evento isolato, ma di una piaga sociale che richiede un’azione concreta e coordinata a diversi livelli. L’indagine, ora nelle mani delle autorità competenti, dovrà fare luce sulle circostanze che hanno preceduto il femminicidio, cercando di ricostruire il quadro relazionale e psicologico dei due protagonisti.L’assenza dei figli, fortunatamente al sicuro, rappresenta un elemento mitigante in questo scenario di devastazione. Tuttavia, il trauma subito sarà profondo e duraturo, richiedendo un sostegno psicologico adeguato per affrontare il lutto e la perdita della figura genitoriale.La comunità di Cene, come tante altre, è chiamata a confrontarsi con una realtà dolorosa e complessa, un monito costante sulla necessità di promuovere una cultura del rispetto, dell’uguaglianza e della non violenza, per prevenire che simili tragedie si ripetano. L’indagine, le riflessioni e le azioni che ne deriveranno dovranno mirare a comprendere le radici profonde di questa violenza e a costruire un futuro in cui la sicurezza e il benessere di tutti, uomini e donne, siano una priorità assoluta. La memoria di Elena Belloli sarà un faro per un futuro più giusto e sicuro.