Il tribunale di Ascoli Piceno ha emesso una sentenza significativa nel caso di tentato omicidio avvenuto ad Amandola, Fermo, il 26 luglio 2024, culminando in una condanna a cinque anni e quattro mesi di reclusione per Danilo Rotini. L’udienza, presieduta dal giudice Barbara Caponetti, ha visto la discussione delle repliche conclusive delle parti processuali, portando alla decisione finale che, pur tenendo conto delle circostanze attenuanti generiche, non ha esitato a infliggere una pena severa.La decisione del giudice si discosta da una possibile interpretazione basata su moventi di natura frivola, escludendo l’aggravante prevista dalla legge, ma al contempo si dimostra inflessibile nel riconoscere la gravità del gesto commesso. L’ammonimento finanziario di 6.000 euro, immediatamente esigibile a favore della parte civile, rappresenta un primo adempimento di responsabilità, destinato ad essere affiancato da una valutazione più ampia del danno in sede civile. A questa somma si aggiunge l’interdizione dai pubblici uffici, misura che preclude all’imputato la possibilità di ricoprire incarichi di pubblica rilevanza, sottolineando la gravità del comportamento e la necessità di tutelare la collettività.L’avvocato Emiliano Carnevali, legale del padre della vittima – che si è costituito parte civile diversamente dal figlio – ha espresso un giudizio parzialmente soddisfacente sulla sentenza. Pur riconoscendo l’esito positivo legato alla concessione delle attenuanti, ha sottolineato la natura particolarmente atroce del fatto, maturato in un contesto di prevaricazione sistematica e prolungata, che a suo avviso non giustificava minimamente l’applicazione di benefici di pena. L’avvocato ha annunciato l’intenzione di sollevare appello, confidando in una revisione della decisione da parte della Procura.La difesa, rappresentata dagli avvocati Massimo Comini e Olindo Dionisi, ha espresso soddisfazione per l’accoglimento delle loro argomentazioni relative alla concessione delle attenuanti e all’esclusione dell’aggravante dei futili motivi. Questo elemento suggerisce una possibile lettura del fatto che, pur nella sua violenza, non si colloca nel quadro di una vendetta o di un movente meschino. L’attesa delle motivazioni della sentenza rappresenta ora un momento cruciale per comprendere appieno le ragioni che hanno guidato la decisione del giudice e per valutare l’impatto che tale decisione avrà sull’andamento del processo e sulle prospettive future delle parti coinvolte. La sentenza solleva, in ultima analisi, interrogativi profondi sulla natura della giustizia, sul ruolo della prevaricazione nella società e sulla necessità di bilanciare la severità della pena con la possibilità di reinserimento sociale del reo.
Ascoli Piceno: 5 anni e 4 mesi per tentato omicidio ad Amandola
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