Un’équipe multidisciplinare di studiosi dell’University of Pennsylvania, guidata dalla professoressa Kimberly Bowes, ha recentemente concluso una campagna di indagini geofisiche non invasive sul territorio comunale di Giove, Terni, con l’obiettivo di ricostruire la storia e la funzione di quattro antiche fornaci. L’iniziativa, patrocinata dal Comune e resa possibile grazie alla collaborazione dei proprietari terrieri, si configura come un esempio virtuoso di archeologia preventiva, mirata a comprendere il potenziale valore storico e archeologico di aree potenzialmente impattate da futuri sviluppi.Il progetto, frutto di una collaborazione internazionale che ha visto il coinvolgimento di esperti provenienti da diverse istituzioni accademiche, ha impiegato metodologie all’avanguardia per la rilevazione del suolo, tra cui georadar, magnetometria e analisi resistività elettrica. Queste tecniche permettono di sondare il sottosuolo senza scavi invasivi, permettendo di individuare strutture sepolte e di creare una mappa tridimensionale del territorio.Il team di ricerca, composto da otto specialisti e da un gruppo di cinque promettenti dottorandi selezionati, è stato coordinato dai professori Jason Hermann e Cam Grey, sotto la direzione scientifica della Bowes. La preparazione logistica e metodologica è stata supportata dal professor Richard Hodges, figura di spicco nel campo dell’archeologia e presidente emerito dell’American University of Rome, la cui esperienza ha contribuito in maniera significativa alla definizione del protocollo di indagine.La fase preliminare e l’esecuzione delle indagini hanno beneficiato dell’apporto di numerosi volontari locali, che hanno fornito un prezioso supporto logistico e una conoscenza approfondita del territorio. Questo coinvolgimento della comunità locale sottolinea l’importanza di un approccio partecipativo all’archeologia, che mira a sensibilizzare la popolazione al patrimonio culturale e a promuovere un senso di appartenenza.I risultati preliminari delle indagini, secondo gli esperti coinvolti, suggeriscono che le fornaci, precedentemente note solo attraverso fonti documentarie frammentarie, rivestono un’importanza storica e archeologica maggiore di quanto si pensasse in precedenza. Si ipotizza che possano essere collegate a una rete di produzione e scambio di ceramiche e manufatti, estesa oltre i confini locali, e che possano fornire nuove informazioni sulle tecniche costruttive, le materie prime utilizzate e l’organizzazione del lavoro nell’antichità. L’analisi più approfondita dei dati raccolti, che includerà la correlazione con fonti storiche e documentarie, è attualmente in corso e si prevede che porti a una pubblicazione scientifica dedicata, che fornirà una ricostruzione più dettagliata e accurata della storia e del significato di questi importanti siti.