L’esuberanza dello Spirito, come vento impetuoso, sovverte le barriere ideologiche e le difese emotive erette dall’apatia e dal risentimento. La sua irruzione trascende la contingenza, aprendo un varco dove l’amore, in quanto forza primordiale, esclude a priori la logica del giudizio e della separazione. Non lascia spazio all’autocompiacimento, alle costruzioni artificiali di distanza che ci relegano in solitudini autoimposte, né all’implacabile meccanismo dell’esclusione, una piaga che, con crescente amarezza, si manifesta anche nelle derive più recenti e aggressive dei movimenti nazionalistici. Questa verità, profonda e universale, si rivela drammaticamente attraverso le ferite aperte del mondo. Le guerre, che squarciano la fragile tessitura della convivenza umana, non sono semplici conflitti geopolitici, bensì la tragica testimonianza del fallimento del dialogo, dell’incapacità di trascendere gli interessi particolaristici e di abbracciare una visione globale, improntata alla solidarietà e alla comprensione reciproca. Sono il prodotto di una miopia collettiva, alimentata dalla paura, dall’intolleranza e dalla sete di potere, che offusca la luce della ragione e del bene comune.L’evento di Pentecoste, celebrato con solennità, ci invita a riflettere su questa condizione. Non si tratta di una semplice commemorazione storica, ma di un appello continuo a riscoprire la forza trasformatrice dello Spirito, capace di abbattere i muri invisibili che ci dividono, di promuovere un’autentica fraternità tra i popoli e di costruire un futuro di pace e di prosperità condivisa. La sfida è ardua, perché richiede un impegno costante, una conversione interiore profonda e una capacità di ascolto che vada oltre le barriere linguistiche e culturali.È necessario coltivare l’empatia, la capacità di immedesimarsi nel dolore e nelle sofferenze degli altri, di comprendere le ragioni che li spingono ad agire in un determinato modo. Solo così potremo superare i pregiudizi e i luoghi comuni, riconoscendo in ogni individuo la dignità intrinseca che lo rende parte di un’unica famiglia umana. Il cammino verso la pace non è un’utopia irraggiungibile, ma un percorso concreto che richiede coraggio, perseveranza e una fede incrollabile nel potere trasformativo dell’amore. La Pentecoste ci ricorda che questo potere è già presente in noi, sufficiente a irrompere nelle tenebre e a illuminare il mondo.
Spirito di Pentecoste: Abbattere i Muri, Costruire Pace.
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