La disfatta a Oslo, l’inaspettato tracollo contro la Norvegia, ha scatenato una riflessione che va ben oltre la semplice constatazione della sconfitta. Non si tratta, in verità, di accettare passivamente la perdita, ma di analizzarne la genesi, di decifrare i segnali che hanno preceduto quel risultato amaro. Come osservava con pragmatismo Gigi Buffon, la vera sconfitta è quella che non insegna nulla, quella che non stimola una revisione profonda.Le parole del Presidente della Figc, Gabriele Gravina, risuonano come un tentativo di iniezione di fiducia, ma rivelano anche una sincera preoccupazione. La mancanza di lucidità, indicata come una delle cause primarie, non è un mero difetto tecnico, ma il sintomo di un malessere più complesso che affonda le radici nella stanchezza fisica, nella gestione delle energie e, forse, in una strategia di gioco non pienamente efficace.L’approccio alla partita, la scelta dei giocatori, l’intensità imposta – tutti elementi che richiedono un’attenta valutazione alla luce di questo risultato. Non è sufficiente negare la criticità, o attribuirla a fattori esterni. È necessario un’autocritica costruttiva, un esame spietato dei processi che hanno portato a quella prestazione al di sotto delle aspettative.La qualificazione al Mondiale, obiettivo primario, non può essere perseguita con la sola forza dell’inerzia o con la retorica del patriottismo. Richiede un progetto solido, un gruppo coeso, un’identità di gioco chiara e un allenatore capace di estrarre il meglio dai suoi giocatori, adattandosi alle diverse sfide che il calcio moderno impone.La fiducia nel progetto e nella squadra è fondamentale, ma non deve essere cieca. Deve essere alimentata da risultati concreti, da un percorso di crescita continua e da una trasparenza che coinvolga giocatori, staff tecnico e tifosi. Gravina sottolinea l’importanza di guardare avanti, di trasformare questa battuta d’arresto in un’opportunità di apprendimento, in un catalizzatore di cambiamenti positivi. Il vero fuoco, quello che anima una squadra vincente, si riaccende non con la vittoria facile, ma con la capacità di rialzarsi dopo una caduta, di trasformare la delusione in determinazione, la sconfitta in un trampolino di lancio verso il successo. La partita contro la Norvegia deve fungere da monito, un punto di svolta verso un futuro più solido e prospero per il calcio italiano.