A Taranto, il comune che incarna la complessità di un’Italia in transizione, si è concluso il ballottaggio che vede contrapporsi Piero Bitetti, candidato sostenuto dalle forze di centrosinistra, e Francesco Tacente, esponente di un’ampia coalizione di liste civiche e forze di centrodestra. L’esito di questa tornata elettorale, decisiva per il futuro amministrativo della città, si è dipanato sotto una luce di astensionismo preoccupante.Al termine della giornata, con le urne ormai chiuse, l’affluenza al voto si è attestata al 22,18%, un dato significativamente inferiore rispetto al 32,25% registrato nel primo turno. Questa diminuzione testimonia un distacco crescente tra i cittadini e le istituzioni, un fenomeno che affligge sempre più spesso il panorama politico nazionale. Le ragioni di questo allontanamento sono molteplici: disillusioni legate alle promesse non mantenute, una percepita distanza tra i candidati e le reali esigenze della comunità, e forse, anche una generale sfiducia nei confronti della politica stessa.La città di Taranto, più di altre, rappresenta un banco di prova per la politica italiana. Un territorio segnato da profonde ferite ambientali, sociali ed economiche, ereditate da un passato industriale traumatico. La questione ambientale, in particolare quella legata alla crisi dell’Ilva (oggi Acciaierie d’Italia), ha lasciato un’impronta indelebile sulla vita dei cittadini, alimentando un senso di precarietà e incertezza che si riflette nell’apatia elettorale.Il ballottaggio, in questa particolare congiuntura, si configurava come un momento cruciale per definire la direzione che la città intende intraprendere. Bitetti, sostenuto dal centrosinistra, incarnava la continuità di alcune politiche sociali e l’attenzione alla transizione ecologica. Tacente, forte del sostegno di un’ampia coalizione civica e di centrodestra, prometteva un approccio più pragmatico e orientato alla ripresa economica, con particolare attenzione alla creazione di nuovi posti di lavoro e al rilancio del tessuto imprenditoriale locale.Le 191 sezioni elettorali sparse per il territorio comunale hanno rappresentato il palcoscenico silenzioso di questo confronto, dove la voce dei cittadini, pur attutita dall’astensionismo, ha cercato di esprimere le proprie speranze e le proprie paure per il futuro di Taranto. L’esito finale, lungi dall’essere una semplice vittoria o sconfitta, sarà un indicatore importante della capacità della politica di interpretare le esigenze di una comunità ferita e alla ricerca di un nuovo orizzonte di speranza e sviluppo. L’analisi dell’affluenza e delle preferenze espresse costituirà inoltre una preziosa fonte di riflessione per comprendere meglio le dinamiche sociali e politiche che caratterizzano il territorio tarantino, e più in generale, l’Italia meridionale.