La giornata di mobilitazione contro il commercio bellico diretto a Israele e in solidarietà con Gaza si è intrecciata a una significativa evoluzione politica a Genova: l’annuncio di una mozione che mira a un riconoscimento formale dello Stato palestinese da parte del Comune.
Il documento, presentato da un fronte ampio della coalizione di centrosinistra, si preannuncia come un atto formale con un esito probabilmente favorevole, destinato a essere votato nel consiglio comunale nella sessione di martedì.
L’impegno programmatico del documento va oltre la semplice approvazione.
Esso sollecita la Sindaca Silvia Salis a formalizzare una richiesta al governo italiano, affinché prenda in considerazione il riconoscimento dello Stato palestinese come entità sovrana e indipendente.
Questa richiesta si radica in un solido fondamento normativo, richiamando le risoluzioni delle Nazioni Unite, il diritto internazionale e l’orientamento espresso dalla recente risoluzione del Parlamento Europeo, che ha espresso inequivocabilmente a favore di un tale riconoscimento.
Genova si inserisce in un contesto nazionale già animato da iniziative simili.
Città come Milano, Torino, Napoli, Verona e Firenze hanno precedentemente adottato deliberazioni analoghe, manifestando una crescente sensibilità verso la questione palestinese a livello locale.
Francesca Ghio, promotrice dell’iniziativa e capogruppo di Avs a Palazzo Tursi, sottolinea l’importanza del momento, evidenziando che la mozione non si limita al riconoscimento dello Stato palestinese, ma include un’urgente richiesta di cessate il fuoco immediato sia a Gaza che in Cisgiordania.
Questo impegno riflette una profonda preoccupazione per la catastrofe umanitaria in corso, con un’enfasi particolare sull’esigenza impellente di un afflusso rapido, massiccio e continuativo di aiuti umanitari alla popolazione civile.
Lorenzo Garzarelli, rappresentante del gruppo consiliare di Avs, con pragmatismo, ammette che questa mozione, pur rappresentando un passo importante, non sarà di per sé sufficiente a risolvere la complessa situazione.
Tuttavia, la considera un gesto simbolico e concreto, un modo per la comunità genovese di esprimere la propria posizione e di evitare l’inerzia di un ruolo passivo di fronte a una crisi umanitaria di tali proporzioni.
L’azione locale, seppur limitata, si configura come un contributo alla pressione politica a livello nazionale e internazionale, auspicando una soluzione pacifica e duratura del conflitto israelo-palestinese.