In un panorama globale segnato da conflitti e sofferenze umanitarie, l’associazione genovese Music for Peace, da anni impegnata in prima linea nell’assistenza alle popolazioni vittime di guerre, si fa portavoce e aderisce attivamente alla campagna nazionale “Ultimo Grido per Gaza”.
L’adesione non è solo un atto di solidarietà, ma una presa di posizione netta contro la crescente deumanizzazione che affligge la Striscia di Gaza, dove migliaia di civili affrontano condizioni disperate, combattendo la fame e la privazione in conseguenza dei continui scontri.
Music for Peace lancia un appello pressante a cittadini, realtà associative e istituzioni, invitandoli a unirsi a un presidio pacifico volto a promuovere la giustizia e la pace.
Questo momento di raccoglimento e protesta, in risposta all’invito lanciato da un’ampia rete di attivisti, mira a rompere il muro dell’indifferenza che spesso avvolge le tragedie lontane, e a dare voce al dolore e alla rabbia di chi non può farlo.
L’appuntamento cruciale con “Ultimo Grido per Gaza” è fissato per domenica 27 luglio alle ore 21 presso la sede di Music for Peace, situata in via Balleydier 60.
Alle 22 si darà inizio a un’azione pubblica, un rituale sonoro progettato per amplificare il messaggio di speranza e di richiesta di cessazione delle ostilità.
Gli organizzatori sollecitano la partecipazione attiva, suggerendo di portare fischietti, tamburi, sirene e qualsiasi strumento in grado di generare suono, accompagnati da una candela da accendere in segno di lutto e di resilienza.
Questa iniziativa si inserisce in un contesto più ampio di crescente sensibilizzazione e mobilitazione a favore della popolazione civile di Gaza.
In tutta la regione, si moltiplicano le iniziative di supporto, come le ormai celebri “pastasciutte antifasciste” e i mercatini dell’usato, organizzati per raccogliere fondi e risorse essenziali.
La Valpolcevera, Teglia, Pontedecimo e Rivarolo si fanno carico di questo impegno, testimoniando una profonda solidarietà e una volontà ferma di non abbandonare chi soffre.
Il gesto, apparentemente semplice di una cena o di un mercatino, si rivela un potente atto di resistenza, un baluardo contro la disperazione e un segnale di speranza per il futuro.
L’azione collettiva, anche nella sua forma più elementare, diventa un atto politico di profonda umanità.