Una Piaga Aperta: Tre Vite Spezzate e un Grido di Basta dalle Altezze di NapoliUna mattina come tante, il cielo di Napoli si è macchiato di dolore.
Tre vite, spezzate in un istante, sono diventate simbolo di una tragedia ricorrente, una ferita aperta nel tessuto sociale del nostro Paese: la morte sul lavoro.
Vincenzo del Grosso, Ciro Pierro e Luigi Romano, operai legati da un rito mattutino al bar vicino al cantiere, sono precipitati nel vuoto da un’altezza di venti metri, vittime di un incidente che ha scosso profondamente la comunità dell’Arenella, nel cuore del Vomero.
La loro scomparsa si aggiunge a una spirale di dolore che ha segnato anche la provincia di Brescia, dove un altro lavoratore ha perso la vita schiacciato da un muletto, in un tragico epilogo che amplifica l’allarme generale.
L’eco del tonfo, le urla disperate, le immagini di una scena straziante: un quadro indescrivibile che ha lasciato un segno indelebile nei testimoni e che ha risvegliato un senso di rabbia e impotenza.
L’indagine, ora nelle mani dei magistrati Antonio Ricci e Stella Castaldo, si concentra sulla struttura del montacarichi, in particolare sull’ultimo tratto che ha ceduto, precipitando la cabina e i suoi occupanti.
Si valuteranno l’idoneità della struttura a sopportare il peso del cestello, comprensivo del materiale trasportato (in questo caso, un rotolo di bitume), e l’effettiva adozione di tutte le misure di sicurezza previste.
Ma al di là delle responsabilità che verranno accertate, emergono con forza le questioni più ampie che alimentano questa strage silenziosa.
Un sistema che, troppo spesso, antepone il profitto alla sicurezza, un approccio superficiale ai controlli, una formazione inadeguata: elementi che convergono in una spirale di rischio inaccettabile.
Il cardinale Mimmo Battaglia ha lanciato un appello accorato: “Basta!”.
Un grido che si unisce a quello dei sindacati – Filca Cisl, Fillea Cgil, Uil Campania – e delle organizzazioni politiche, che chiedono a gran voce un cambio di paradigma.
Gennaro Di Caprio, responsabile della Filca Cisl, sottolinea che i lavoratori che entrano nei cantieri devono uscirne vivi.
Giuseppe Mele della Fillea Cgil e Giovanni Sgambati della Uil Campania denunciano apertamente come l’ingordigia del profitto sacrifichi la sicurezza.
Il sindaco Gaetano Manfredi ha espresso il suo dolore, ma ha ribadito l’impegno a non rassegnarsi.
L’appello è chiaro: più sicurezza, più controlli, più formazione.
Non più “morti bianche”, eufemismi che banalizzano una tragedia che miete vittime innocenti.
È necessario un impegno concreto da parte di tutte le parti coinvolte – imprese, istituzioni, sindacati – per invertire questa tendenza.
Un impegno che non si limiti a dichiarazioni di intenti, ma che si traduca in azioni concrete e verificabili.
Solo così si potrà onorare la memoria di Vincenzo, Ciro e Luigi, e garantire che nessuna altra famiglia sia costretta a vivere l’angoscia di una perdita così improvvisa e ingiusta.
La loro scomparsa deve essere un monito, un punto di svolta nella nostra cultura del lavoro, un passo verso un futuro più sicuro e dignitoso per tutti.