lunedì 28 Luglio 2025
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Arsenale nel carcere di Torino: allarme sicurezza e illegalità.

Durante un’ispezione notturna, condotta tra il 24 e il 25 luglio all’interno del carcere “Lorusso e Cutugno” di Torino, la Polizia Penitenziaria ha rinvenuto un arsenale di oggetti proibiti, sollevando un allarme sulla sicurezza e sul controllo all’interno del sistema carcerario nazionale.

Il sequestro ha riguardato quattro microtelefoni di piccole dimensioni, un dispositivo smartphone, una collezione di coltelli artigianali dalle lame di varia lunghezza, oscillante tra i 5 e i 15 centimetri, e altri manufatti potenzialmente pericolosi, rivelando una sofisticata rete di attività illecite atte a eludere i controlli.
L’operazione, sviluppatasi in un orario particolarmente delicato, tra le ore 22 e le 3 del mattino, ha portato alla luce una realtà ben più complessa di una semplice detenzione.
Le parole di Leo Beneduci, segretario dell’Organizzazione Sindacale Autonoma di Polizia Penitenziaria (OSAPP), dipingono un quadro allarmante: le carceri italiane, lungi dall’essere luoghi di riabilitazione e reinserimento sociale, si sono trasformate in veri e propri focolai di illegalità.
L’immagine evocata da Beneduci va oltre lo spaccio di stupefacenti, attività purtroppo diffusa, descrivendo scenari inaspettati come la presenza di call center illegali, presumibilmente impiegati per attività fraudolente o estorsioni, e persino la produzione artigianale di alcolici.

Questo fenomeno, caratterizzato dalla fermentazione di frutta e altri ingredienti all’interno delle celle, testimonia un’ingegnosità criminale e una capacità di adattamento che mettono a dura prova il sistema di controllo.
La proliferazione di tali attività suggerisce una profonda erosione dell’autorità e una crescente difficoltà nel mantenere l’ordine e la sicurezza all’interno delle strutture carcerarie.
L’operazione, sebbene limitata nel tempo e nello spazio, rappresenta un campanello d’allarme sulla necessità di una revisione urgente e strutturale del sistema penitenziario italiano.

Beneduci sottolinea con forza il coraggio e la professionalità degli agenti penitenziari, costretti ad operare in condizioni estreme e spesso penalizzati dalla carenza di risorse umane, mezzi tecnologici e adeguato supporto istituzionale.

La loro dedizione, messa a rischio quotidianamente, merita un riconoscimento tangibile da parte dell’Amministrazione Penitenziaria, che dovrebbe tradursi in investimenti mirati e in un miglioramento delle condizioni lavorative del personale.

L’appello lanciato dall’OSAPP al Ministero della Giustizia e al Governo non è un mero gesto formale, ma una richiesta urgente di interventi concreti che affrontino le cause profonde della crisi penitenziaria.
È necessario un cambio di paradigma che ponga al centro il reinserimento sociale dei detenuti, la riorganizzazione del personale, l’implementazione di tecnologie all’avanguardia per il controllo e la sicurezza, e un rafforzamento del dialogo tra istituzioni, operatori del settore e comunità locale.
Solo attraverso un impegno condiviso e una visione a lungo termine sarà possibile restituire alle carceri italiane la loro funzione primaria di strumenti di giustizia e riabilitazione, allontanandole dall’ombra della illegalità e della pericolosità.

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