Controquerela e Dispute: Il Caso dei Vigili Urbani di Genova e le Accuse di Abuso di PotereA seguito delle testimonianze rese dalle presunte vittime durante l’incidente probatorio, un significativo gruppo di quindici agenti della Polizia Locale di Genova, sotto inchiesta dalla Procura, ha intrapreso una strategia difensiva inedita: la presentazione di una controdenuncia per calunnia.
Questa mossa, orchestrata dagli avvocati Maurizio e Andrea Tonnarelli e Fabrizio Maggiorelli, segna una svolta nel procedimento, spostando l’attenzione dalle accuse di abusi di potere a potenziali falsità nelle dichiarazioni dei denuncianti.
Le accuse mosse dalla Procura si concentrano sulle attività della squadra di Sicurezza Urbana, che, secondo l’accusa, avrebbe sistematicamente esercitato violenza, sia fisica che verbale, nei confronti di individui vulnerabili, spesso stranieri o persone con problematiche legate alla tossicodipendenza.
Si sostiene che gli agenti avrebbero utilizzato manganelli telescopici per intimidire e ferire, oltre a appropriarsi di denaro durante le perquisizioni.
Elemento chiave di questa ricostruzione è la chat di WhatsApp denominata “Quei bravi ragazzi”, dove, a quanto pare, gli agenti condividevano messaggi con connotazioni razziste e si vantavano delle provocazioni inflitte ai fermati.
La difesa degli agenti contesta fermamente questa narrazione, denunciando la veridicità delle dichiarazioni dei presunti maltrattati.
La controdenuncia mira a dimostrare che le testimonianze sono frutto di invenzioni o distorsioni, suggerendo che potrebbero essere motivate da secondi fini o da una volontà di screditare la Polizia Locale.
Un elemento cruciale sollevato dalla difesa riguarda la coerenza delle testimonianze con le prove oggettive.
Ad esempio, si evidenzia come la dichiarazione di un giovane, che avrebbe sostenuto di aver avuto bisogno di un interprete durante la sua deposizione in Questura, sia in contrasto con l’assenza di tale riferimento nel verbale ufficiale.
Analogamente, si mette in discussione l’affermazione di un’altra vittima, che lamentava incapacità motorie a seguito dell’aggressione, considerando che nello stesso periodo era stata denunciata per furto e ne aveva compiuto la fuga, circostanza che ne dimostrerebbe la piena capacità fisica.
Questo controferro di accuse non solo introduce una nuova dinamica nel caso, ma solleva interrogativi più ampi sulla gestione del potere, sulla responsabilità degli operatori di polizia e sulla necessità di garantire un equo processo a tutte le parti coinvolte.
La vicenda, alimentata da accuse gravi e da controargomentazioni altrettanto incisive, promette di essere lunga e complessa, con implicazioni significative per l’immagine della Polizia Locale e per la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.
La verifica della veridicità delle dichiarazioni, l’analisi delle prove oggettive e la valutazione della credibilità dei testimoni saranno cruciali per determinare la verità e garantire un giudizio equo.