Un’epica serata musicale, unendo le voci di grandi artisti come Jackson e Dylan, risuonò durante We Are The World.

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21 gennaio 2024 – 20:45

“Escludete l’ego e lasciatelo fuori dalla porta”. Queste sono state le parole d’ordine del produttore Quincy Jones, che ha scritto persino il motto sulla porta dello studio. È stato grazie a questo principio che, alla fine di gennaio del 1985, il dream team ‘Usa for Africa’, composto da 46 star della musica provenienti dagli Stati Uniti e non solo, si è riunito negli Studi AeM di Los Angeles per registrare in una sola notte il brano We Are The World. Questo singolo nacque con l’intento benefico di raccogliere fondi per combattere la fame in Africa, in particolare in Etiopia che all’epoca stava affrontando una grave carestia. Quella notte fu davvero unica per questo supergruppo guidato da Lionel Richie e Michael Jackson (che furono anche coautori del brano), insieme ad altri artisti come Stevie Wonder, Tina Turner, Bob Dylan, Bruce Springsteen, Ray Charles, Diana Ross, Billy Joel, Cyndi Lauper, Harry Belafonte, Dionne Warwick, Paul Simon e Willie Nelson. Ora questa straordinaria esperienza viene raccontata nei dettagli nel documentario intitolato “We Are The World: la notte che ha cambiato il pop”, diretto da Bao Nguyen e presentato in anteprima al Sundance Film Festival. Il film sarà poi disponibile su Netflix a partire dal 29 gennaio. Il documentario offre uno sguardo approfondito dietro le quinte dell’evento attraverso filmati mai visti prima e testimonianze dei protagonisti. Lionel Richie è il principale narratore di questa non-fiction, essendo stato lui a dare il via all’iniziativa di Usa for Africa dopo una telefonata di Harry Belafonte. Quest’ultimo era intenzionato a lanciare un progetto simile a quello realizzato in Gran Bretagna con Band Aid e il brano “Do They Know It’s Christmas”, uscito poco più di un mese prima. Nel documentario, Richie spiega: “I più grandi artisti di una generazione si sono uniti per salvare delle vite, ma avevamo solo una notte per farlo bene”. Dopo aver tentato senza successo con Stevie Wonder, Lionel Richie propose a Michael Jackson di scrivere insieme il brano, avendo conosciuto il cantante fin da bambino grazie al periodo trascorso insieme alla Motown. Nel corso delle interviste nel documentario, altri artisti come Bruce Springsteen, Dionne Warwick, Cyndi Lauper, Huey Lewis, Kenny Loggins, Sheila E. e Smokey Robinson raccontano cosa è successo durante quella sessione di registrazione. Bao Nguyen, il regista del film, ha dichiarato che l’obiettivo era immergere completamente il pubblico in quella notte attraverso i suoni dell’orologio che ticchettava nella stanza: “Tutti erano sotto l’effetto dell’adrenalina”. Il film permette al pubblico di rivivere quei momenti grazie ai video senza audio che sono stati resi udibili grazie alle registrazioni effettuate da David Breskin, giornalista della Time incaricato di seguire l’iniziativa dall’inizio. Così vediamo le icone della musica durante chiacchierate, attese e momenti di nervosismo e ansia. Ad esempio, Bob Dylan era incerto su come eseguire il suo verso e fu aiutato da Stevie Wonder, che lo imitò nel suo modo di cantare. Diana Ross chiese addirittura l’autografo sul proprio spartito a Daryl Hall. Ray Charles si mostrò entusiasta, mentre Huey Lewis era preoccupato per il fatto che gli fosse stata affidata la parte originariamente pensata per Prince, che aveva rifiutato nonostante la presenza dell’amica Sheila E., convinta che avrebbe potuto convincere anche il rocker di Minneapolis a partecipare. Nel frattempo, Lionel Richie e Michael Jackson lavorarono insieme per tutta la notte sui versi, i rapporti e le armonizzazioni fino all’ultimo momento. Julia Nottingham, una delle coproduttrici del film, ha osservato: “L’uscita di quella canzone è stata un evento culturale globale. Sembrava un’impresa impossibile da realizzare e stranamente guardando il nostro film sembra quasi

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