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Nipote di Brusca, assegnato albergo confiscato: indaga la commissione antimafia.

L’attenzione della commissione parlamentare antimafia si concentra ora su una circostanza che solleva interrogativi complessi e delicati: l’assegnazione di un albergo palermitano, precedentemente confiscato alla criminalità organizzata, a Giorgio Cristiano, nipote del noto ex boss mafioso Giovanni Brusca.
La vicenda, venuta alla luce grazie a un’indagine giornalistica di Fanpage.

it, ha immediatamente suscitato l’interesse del vice presidente della commissione bicamerale, Mauro D’Attis, il quale ha espresso la necessità di un esame approfondito.
L’assegnazione, avvenuta nel 2021 a Cribea srl, società riconducibile a Cristiano, è stata formalizzata dal tribunale di Palermo, ma solo dopo un iter che ha visto il parere positivo di istituzioni chiave come la Procura, la Questura e l’Agenzia nazionale dei beni confiscati.

Questa convergenza di approvazioni istituzionali rende il caso particolarmente significativo e meritevole di scrutinio, superando la semplice valutazione di un’operazione di riutilizzo di beni confiscati.

L’aspetto cruciale non risiede unicamente nella parentela di Cristiano con un personaggio storico della mafia, Giovanni Brusca, simbolo di una sanguinaria stagione criminale.

Piuttosto, il caso pone interrogativi sulla valutazione del rischio connessa a un soggetto legato, anche se per via di parentela, a una figura di tale rilevanza nel panorama mafioso.
Si tratta di valutare se i criteri di assegnazione, pubblici e trasparenti che siano, abbiano sufficientemente considerato l’impatto potenziale di una simile circostanza.
La commissione parlamentare, forte dei suoi poteri investigativi, intende ora accedere agli atti del procedimento, analizzando ogni fase della decisione.

L’obiettivo non è quello di predeterminare la colpevolezza o innocenza di alcuno, ma di accertare se siano stati rispettati i protocolli di sicurezza e di valutazione del rischio, e se le procedure di assegnazione abbiano garantito la massima trasparenza e la prevenzione di eventuali infiltrazioni della criminalità organizzata.

Questa indagine non è un’eccezione, ma un esempio di come la commissione antimafia si impegni a monitorare costantemente l’utilizzo dei beni confiscati, assicurando che questi siano destinati a fini sociali positivi e che non diventino strumenti per favorire, anche indirettamente, soggetti legati alla criminalità.

La vicenda Cristiano rappresenta un banco di prova per il sistema di controllo e di trasparenza, e il suo esame attento e rigoroso è essenziale per rafforzare la lotta alla mafia e per restituire alla collettività i beni sottratti alla criminalità.

È un dovere imprescindibile garantire che la riappropriazione di tali beni sia espressione di un impegno concreto verso la legalità e la giustizia.

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