Un’epoca senza Pantani, il ciclista indimenticabile che vive nel ricordo di tutti.

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12 febbraio 2024 – 20:12

Il 14 febbraio 2004, nel residence ‘Le Rose’ di Rimini, Marco Pantani viene trovato senza vita nella stanza D5. Aveva appena compiuto 34 anni. L’uomo dalle gambe forti come l’acciaio e i polmoni infiniti, il grande scalatore che aveva vinto sia il Giro d’Italia che il Tour de France nello stesso anno, nel 1998, scomparve da solo e triste in una camera anonima di un albergo altrettanto anonimo. L’autopsia rivelò che la morte era avvenuta nel tardo pomeriggio a causa di un edema polmonare e cerebrale causato da un’overdose di cocaina e psicofarmaci.Vent’anni dopo, milioni di appassionati in tutto il mondo ricordano ancora Marco Pantani con affetto. Lo ricordano con la bandana sulla fronte, il suo sorriso da pirata sul viso, le sue accelerazioni che incendiavano gli avversari e la maglia rosa come un vessillo. Era un uomo capace di far battere forte i cuori delle persone, facendole piangere e gioire allo stesso tempo. I suoi fan lo hanno amato quando era vivo e lo venerano anche dopo la sua morte, nonostante le accuse di doping, l’uso della cocaina e tutti i dubbi che ci sono stati su di lui. Nonostante la triste fine che ha avuto. Era un uomo carico di disperazione: Marco Pantani, uno dei più grandi ciclisti italiani di tutti i tempi.Dopo essere stato sospeso al Giro d’Italia del 1999 per un ematocrito troppo alto, Pantani tornò alle competizioni e vinse due tappe al Tour de France del 2000, sconfiggendo anche Lance Armstrong. Ma poi la convinzione di essere vittima di un complotto prese il sopravvento, portandolo ad allontanarsi dal mondo del ciclismo. Così passò dalla gloria al fango.La storia dello sport è piena di miti, soprattutto nel ciclismo. Marco Pantani è sicuramente uno di questi miti, insieme a Coppi e Bartali. Il suo inizio nella scalata verso le vette più alte fu con la vecchia bicicletta di sua madre Tonina. I giovani del Gruppo ciclistico di Cesenatico rimasero stupiti nel vedere quel ragazzino esile che riusciva a staccare tutti in salita sin dal primo momento.Quando firmò il suo primo contratto da professionista, Davide Boifava gli disse: “Ricordati che ti ho fatto un buon affare”. E lui rispose: “Guarda che l’affare lo hai fatto tu, perché un giorno vincerò il Giro d’Italia e il Tour de France”. Marco mantenne la sua promessa. L’inizio non fu facile, frenato da numerosi infortuni. Nel 1995 fu investito da un’auto e dovette dire addio al Giro d’Italia. Concentrò tutte le sue energie sul Tour de France e sulla salita dell’Alpe d’Huez conquistando così la prima perla della sua leggendaria carriera.Nell’ottobre dello stesso anno, dopo aver ottenuto un terzo posto ai Campionati del Mondo, un altro incidente lo costrinse a una lunga degenza. La sfortuna non lo abbandonò e nel Giro d’Italia del 1997 un gatto gli tagliò la strada facendolo cadere e costringendolo ad abbandonare la corsa.Ancora una volta fu il Tour de France a salvarlo, con un’altra magnifica vittoria sull’Alpe d’Huez e un posto sul podio finale dietro Ulrich e Virenque. L’anno d’oro fu il 1998, quando Pantani entrò definitivamente nell’Olimpo dei grandi campioni vincendo sia il Giro d’Italia che il Tour de France, con tappe memorabili come Montacampione, il Galibier e Les Deux Alpes. Il 1999 segnò l’inizio del declino, nonostante altre grandi imprese in salita come Gran Sasso, Oropa e Pampeago. Il 5 giugno di quell’anno, dopo la tappa di Campiglio, i controlli rilevarono un ematocrito oltre i

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