martedì 29 Luglio 2025
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Salute negata: la dignità in vendita a Pozzallo.

La vicenda della signora C.
S.
, residente a Pozzallo, incarna una drammatica frattura tra l’ideale di accesso equo alle cure garantito dalla Costituzione italiana e la realtà di un sistema sanitario pubblico in crisi, dove la dignità umana si scontra con l’inadempienza burocratica e la carenza strutturale.

A seguito di una prescrizione medica, datata 13 maggio, per esami cardiologici specialistici, l’ospedale di riferimento si è dichiarato privo delle necessarie attrezzature, rinunciando all’obbligo, sancito dal decreto legge 124/98, di garantire la prestazione tramite strutture private accreditate, con la sola compartecipazione del ticket a carico del paziente.
L’assenza di una risposta concreta, nonostante ripetute sollecitazioni, ha costretto la signora C.

S.

, affetta da una patologia clinicamente rilevante e la cui prognosi dipende strettamente dalla tempestività della diagnostica, a ricorrere a una soluzione privata, sopportando un esborso economico di 400 euro, un onere gravoso che assorbe il 74% della sua pensione mensile.
Questo sacrificio, come denuncia Rosario Gugliotta, presidente del Comitato civico Articolo 32, è l’amara conseguenza di un sistema che, anziché tutelare i cittadini più vulnerabili, li abbandona al loro destino, costringendoli a una sorta di mercato della salute.
La successiva comunicazione, giunta solo dopo un mese e trasmessa in forma di email, rivela un quadro ancora più desolante: l’ufficio relazioni con il pubblico dell’Azienda Sanitaria Palestinese giustifica il ritardo con la mancanza di personale amministrativo dedicato alla gestione delle comunicazioni.
Questa giustificazione, in un’epoca di emergenze sanitarie e di digitalizzazione, appare grottesca, sollevando interrogativi sull’efficienza e la reale capacità operativa dell’apparato amministrativo.
Il commento di Gugliotta, che si interroga sulla sorte dei dipendenti assunti frettolosamente durante l’emergenza Covid e successivamente stabilizzati, coglie nel segno.

Dietro la facciata di un presunto potenziamento del personale, si cela una carenza cronica di risorse umane e una gestione inefficiente.
La sospensione delle prestazioni di cardio risonanza magnetica, motivata dalla mancanza di attrezzature adeguate, e i tempi d’attesa prolungati per gli esami super-specialistici, esacerbano ulteriormente la situazione, trasformando l’accesso alle cure in un privilegio riservato a chi può permetterselo.
La risposta dell’Azienda Sanitaria, che nega l’esistenza di altre strutture in grado di erogare la prestazione richiesta e rimanda la risoluzione del problema a settembre 2025, è un atto di rassegnazione che umilia la dignità del paziente e tradisce i principi fondamentali della nostra Costituzione.

La scelta della signora C.
S.
di rivolgersi al settore privato non è una semplice preferenza, ma un atto di disperazione, la dolorosa constatazione che lo Stato, garante del diritto alla salute, ha fallito il suo compito.

La denuncia di Gugliotta è un grido d’allarme, un appello a risvegliare le coscienze e a ripristinare il diritto alla salute come un valore imprescindibile, non come una merce di lusso.

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