L’emergenza fitofpatologica causata da *Xylella fastidiosa* continua a richiedere interventi drastici nel territorio pugliese, e questa mattina sono iniziate operazioni di eradicazione all’interno dell’aeroporto di Bari.
La società Aeroporti di Puglia ha annunciato l’avvio delle attività, che si protrarranno per circa una settimana, con un approccio metodico e rigoroso volto a contenere la diffusione del batterio.
Le operazioni hanno preso avvio con la parziale rimozione della chioma di un albero colpito, un primo passo cruciale per interrompere i meccanismi di trasmissione della *Xylella*.
Si è proceduto con lo sfrondato, eliminando la parte aerea della pianta infetta, preservando temporaneamente la base del tronco in attesa della successiva escavazione.
Quest’ultima fase, di fondamentale importanza, prevede la rimozione completa del sistema radicale, atto indispensabile per impedire la potenziale sopravvivenza e ripresa della malattia.
La normativa vigente, in materia di contenimento delle emergenze fitosanitarie, impone l’estensione delle misure di eradicazione ad un raggio di sicurezza di cinquanta metri attorno agli alberi positivi.
Pertanto, una volta completata la rimozione delle radici, anche le piante rientranti in tale area verranno eliminate, nel tentativo di creare una barriera protettiva e di prevenire ulteriori contagi.
A seguito di un attento monitoraggio periodico delle aree verdi dello scalo barese, sono stati individuati complessivamente otto ulivi affetti dal batterio.
La scoperta sottolinea la persistente minaccia che *Xylella fastidiosa* rappresenta per il patrimonio arboreo pugliese, un ecosistema complesso e fragile che necessita di costante attenzione e di interventi tempestivi.
La gestione di questa emergenza fitopatologica non si limita all’eliminazione fisica delle piante infette, ma implica anche la ricerca di soluzioni innovative per la diagnosi precoce, lo sviluppo di varietà resistenti e l’implementazione di pratiche agricole sostenibili.
La crisi legata alla *Xylella* ha evidenziato la necessità di un approccio integrato che coinvolga istituzioni, ricercatori, agricoltori e cittadini, al fine di tutelare il futuro del paesaggio e dell’economia locale.