domenica 3 Agosto 2025
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Monticchiello: la casa silente, un futuro di memoria e resistenza.

Il Teatro Povero di Monticchiello, un’istituzione che da quasi sei decenni incarna la voce di una comunità, continua a reinventarsi, mantenendo intatto il suo nucleo originario: un’autodrammaturgia collettiva, un atto di resistenza culturale perpetrato dagli stessi abitanti.

Strehler lo definì “autodramma”, un’etichetta che racchiude l’essenza di un’esperienza unica, un percorso di indagine e rappresentazione del proprio vissuto, dei valori che plasmano l’identità di un borgo e, per estensione, di un’intera società.

L’ultima creazione, “La casa silente”, proietta lo spettatore in un futuro prossimo, il 2059, un’epoca di profonda trasformazione e, forse, di ineluttabile declino.
Il borgo, un tempo vibrante di vita, è ridotto a un palcoscenico per i desideri di un turismo elitario, un’esibizione di autenticità mercantile.
Le abitazioni, un tempo fulcro di relazioni e ricordi, sono diventate beni di lusso, vendute a prezzi inaccessibili a chi vi ha costruito la propria esistenza.

Il titolo dello spettacolo evoca un’immagine inquietante: case silenziose, abitazioni che celano il vuoto di un’umanità spiazzata, di un’identità smarrita.

Un futuro in cui la sorveglianza digitale e l’automazione spingono gli anziani, custodi della memoria collettiva, verso un’esistenza marginale, reclusi nelle proprie case, costretti a prepararsi alla morte, a dotarsi di una bara come complemento d’arredo.

La requisizione delle case silenziose, un atto burocratico che sancisce la scomparsa dei loro abitanti, diventa il punto di partenza per una riemersione del passato, attraverso la scoperta di documenti e oggetti appartenuti a Tacito, un tempo animatore del teatro.
Questi reperti, testimonianze di un passato ricco di vitalità e di relazioni autentiche, risvegliano in gli anziani un senso di ribellione, una volontà di riconquistare la propria dignità e la propria libertà.
L’immagine dei vecchi carrettini di legno, riproposti come simbolo di gioco e di competizione, diventa il catalizzatore di un movimento di resistenza che coinvolge non solo gli anziani, ma anche i genitori e, soprattutto, i bambini.
Questi ultimi, nati e cresciuti in un contesto di controllo e di isolamento, riscoprono il valore dell’amicizia, della scoperta, della disobbedienza.

Negli ultimi anni, il Teatro Povero ha intrapreso una profonda riflessione sulla propria evoluzione, puntando a un’elevata qualità artistica e coinvolgendo attivamente le nuove generazioni.

La regia di Giampiero Giglioni e Manfredi Rutelli ha saputo orchestrare un’esperienza scenica intensa e coinvolgente, valorizzando le capacità recitative di interpreti provenienti direttamente dalla comunità.

Al di là dello spettacolo, l’esperienza del Teatro Povero si completa con un’immersione nei sapori e nelle tradizioni del borgo, grazie alla Taverna del Bronzone, un luogo di convivialità dove i piatti della cucina locale incontrano la passione e l’accoglienza dei paesani, offrendo un’occasione unica per condividere emozioni e ricordi.
Un’esperienza che va ben oltre lo spettacolo, confermando il Teatro Povero come un patrimonio culturale inestimabile, capace di intercettare le inquietudini del presente e di proiettare uno sguardo critico verso il futuro.

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