I sindacati: “Colpo durissimo per i lavoratori, la crisi dell’indotto automotive avanza”. Il rischio è la desertificazione industriale dell’area torinese.
Trenta posti di lavoro cancellati in un colpo solo. È quanto comunicato dalla direzione di Kuka Roboter Italia, azienda attiva nel settore della robotica industriale, con sede nella cintura torinese. Su un organico totale di 116 dipendenti, il 25% sarà interessato da una procedura di licenziamento collettivo. La notizia, anticipata nei giorni scorsi da indiscrezioni interne, è stata confermata e ha subito innescato la reazione dei sindacati. A lanciare l’allarme sono Filcams CGIL e Fisascat CISL, che leggono la decisione aziendale come “un segnale grave della fragilità strutturale dell’industria piemontese”, già sotto pressione da anni. Secondo l’azienda, la scelta è legata a un “rallentamento del mercato” e a “pressioni concorrenziali crescenti” nel settore dell’automazione.
Non è un caso isolato: è la crisi di un intero ecosistema industriale
Le dichiarazioni sindacali non si limitano a criticare i 30 esuberi, ma puntano il dito contro un trend che si ripete: disimpegno industriale, ridimensionamenti, chiusure. “Ancora una volta – denuncia Giuseppina D’Agostino, segretaria Filcams – a pagare sono i lavoratori e le famiglie, mentre l’indotto automotive viene messo alle corde. La robotica dovrebbe essere un asset strategico, e invece diventa un settore vulnerabile”.
Per Stefania Zullo, di Fisascat, la situazione non è una sorpresa ma l’ennesimo tassello di un mosaico inquietante: “Siamo nell’area torinese, riconosciuta come ‘area di crisi complessa’. Non possiamo permettere che si continui a perdere occupazione qualificata senza un piano industriale serio e condiviso”.
Un territorio in bilico tra passato manifatturiero e futuro incerto
L’area di Grugliasco, così come quella di Mirafiori e dell’hinterland torinese, è da tempo oggetto di preoccupazione per economisti, sindacati e istituzioni. Il processo di deindustrializzazione in corso rischia di diventare irreversibile senza interventi strutturali: rilancio dell’innovazione, politiche attive per il lavoro, investimenti pubblici nei distretti tecnologici. Kuka, parte del gruppo cinese Midea, è considerata un player chiave nel campo della robotica per l’automotive. I tagli del personale rappresentano un segnale inaspettato per un comparto che, teoricamente, avrebbe dovuto trainare la riconversione industriale del Piemonte.
Cosa succede ora
Dopo l’apertura ufficiale della procedura di licenziamento, i sindacati hanno chiesto l’attivazione immediata di un tavolo di crisi con l’azienda e le istituzioni. L’obiettivo è scongiurare l’uscita dei lavoratori, valutare ricollocazioni interne o percorsi di formazione.
Ma il tempo stringe. “La politica deve intervenire non solo per spegnere l’incendio, ma per ricostruire – affermano CGIL e CISL –. Il rischio è che Grugliasco diventi l’ennesimo simbolo di abbandono industriale in una Torino sempre più lontana dalla sua vocazione produttiva”.