La tempestività di un atto amministrativo è intrinsecamente legata alla stabilità dell’ambiente in cui si sviluppa.
L’impossibilità di celebrare il Consiglio Comunale del 30 luglio a Taranto, e conseguentemente la sospensione della firma dell’accordo di programma prevista per il giorno successivo, non rappresenta un semplice inconveniente procedurale, ma una manifestazione critica di un disagio profondo che investe l’intera comunità.
La recente esperienza vissuta dal Sindaco Piero Bitetti, costretto a una prolungata permanenza forzata a Palazzo di Città a seguito di un’azione di protesta, costituisce un evento che trascende la sfera del contingibile e del particolare, configurandosi come un’emergenza che impone una riflessione urgente.
L’atto deliberativo, espressione della volontà popolare filtrata attraverso gli organi di rappresentanza, necessita di un contesto pacifico e sereno per potersi concretizzare in modo legittimo ed efficace.
L’episodio verificatosi, con la violazione della sicurezza del Sindaco e la conseguente interruzione del regolare svolgimento delle attività istituzionali, rivela una frattura, un’incapacità di dialogo che rischia di compromettere la fiducia dei cittadini verso le istituzioni.
La decisione della maggioranza del Consiglio Comunale, che ha formalmente reso inopponibile la data prevista per la celebrazione del Consiglio e la sottoscrizione dell’accordo di programma, non è un atto di opposizione fine a se stesso, ma un segnale di allarme, un tentativo di richiamare l’attenzione su una situazione di crescente tensione sociale che richiede un intervento immediato.
L’accordo di programma, spesso strumento cruciale per lo sviluppo territoriale e la gestione di progetti complessi, presuppone un clima di collaborazione e fiducia tra le parti coinvolte.
La sua mancata sottoscrizione, in queste circostanze, non è solo un rinvio di una decisione amministrativa, ma un sintomo di un deterioramento del tessuto sociale che necessita di essere affrontato con urgenza e responsabilità.
È imperativo, dunque, che si avvii un processo di riconciliazione e dialogo tra le diverse componenti della comunità tarantina, al fine di ricostruire un clima di fiducia e serenità che consenta il regolare svolgimento delle attività istituzionali e la realizzazione di progetti di sviluppo sostenibile.
La sicurezza dei rappresentanti eletti, la legalità dell’azione amministrativa e il bene comune devono costituire le priorità assolute di ogni intervento.
La ripresa del cammino istituzionale non può prescindere da una profonda riflessione collettiva e da un rinnovato impegno verso i valori di democrazia e rispetto reciproco.