sabato 2 Agosto 2025
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TAR Napoli: il Prefetto tra Sicurezza e Costituzione

Il recente pronunciamento del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Campania, accogliendo il ricorso presentato, solleva questioni di fondamentale importanza riguardo all’esercizio del potere amministrativo e ai limiti imposti dal diritto costituzionale.

L’accusa mossa al Prefetto di Napoli non è meramente formale, bensì riguarda una sostanziale alterazione del sistema di bilanciamento tra sicurezza pubblica e garanzia dei diritti fondamentali.

Secondo l’analisi del ricercatore in Diritto Costituzionale Andrea Chiappetta, e corroborata dal team legale con l’avvocato Stella Arena, il Prefetto avrebbe strumentalizzato la logica dell’emergenza, inglobando misure straordinarie e di carattere potenzialmente permanente all’interno di un quadro giuridico flessibile, originariamente concepito per rispondere a situazioni di pericolo imminente.

Questo comportamento, a suo dire, aggira le disposizioni del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (TULPS), trasformando uno strumento emergenziale in una pratica ordinaria di governo dell’ordine pubblico.
In altre parole, si avrebbe assistito a un’erosione del principio di legalità, con il rischio di una progressiva estensione dei poteri discrezionali dell’amministrazione in assenza di una base giuridica solida e preventiva.

La decisione del TAR, nella sua essenza, ha riconosciuto che i poteri emergenziali previsti dal TULPS, in realtà, non sussistevano nel contesto specifico delle misure adottate.
Questo evidenzia un punto cruciale: l’amministrazione, anche in presenza di preoccupazioni legittime per la sicurezza, deve sempre operare nel rispetto dei limiti imposti dalla Costituzione e dalle leggi ordinarie.
Il TAR ha, di fatto, richiamato il principio di proporzionalità, affermando che le misure restrittive devono essere strettamente necessarie e commisurate alla gravità del pericolo.
Le implicazioni di questa vicenda si estendono al di là del singolo caso napoletano.
Essa pone l’attenzione sulla crescente tendenza, in diverse aree del diritto amministrativo, all’utilizzo di strumenti emergenziali come soluzione a problemi strutturali e cronici.
La decisione del TAR rappresenta un monito a non confondere l’urgenza con la necessità e a non sacrificare i diritti individuali sull’altare di una sicurezza percepita come assoluta.
Le osservazioni di Leone Curti, esponente del movimento No Zone Rosse Napoli, rafforzano questa lettura critica.
Curti denuncia un approccio governativo, sotto la guida di Meloni, caratterizzato da politiche securitarie repressive, in contrasto con un reale impegno nel contrasto alla marginalità sociale attraverso politiche di welfare.

Il taglio del Reddito di Cittadinanza e la riduzione dei finanziamenti all’università, a suo dire, sono segnali di una priorità distorta, che privilegia la repressione a discapito dell’inclusione e del sostegno sociale.
Nonostante l’annuncio di ricorso al Consiglio di Stato da parte del Prefetto, i legali ricorrenti esprimono fiducia nella solidità delle proprie argomentazioni, ancorate a una consolidata giurisprudenza costituzionale e amministrativa.

La vicenda, in definitiva, si configura come un banco di prova per il delicato equilibrio tra sicurezza pubblica, rispetto dei diritti fondamentali e limiti all’esercizio del potere amministrativo, con ripercussioni potenzialmente significative per il futuro del diritto amministrativo italiano.
La battaglia legale, lungi dall’essere conclusa, si prospetta come un importante tassello nella difesa dei principi costituzionali.

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