venerdì 15 Agosto 2025
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Crisi Nocciole in Campania: Clima e Perdita di Posizione

La coltivazione della nocciola in Campania, pilastro storico dell’agricoltura regionale e linfa vitale per intere comunità collinari, si trova ad affrontare una crisi di portata inedita.

I dati raccolti dalle federazioni provinciali di Avellino, Caserta, Napoli e Salerno, e trasmessi da Confagricoltura Campania, rivelano un crollo della produzione che supera il 50% rispetto alle medie stagionali, un dato che incide pesantemente sull’economia locale e sulla reputazione di un prodotto di eccellenza.
Questa drammatica contrazione non è frutto di congiunture esterne, bensì il risultato diretto e inequivocabile degli effetti tangibili del cambiamento climatico.

Inverni miti e irregolari, che disorientano la fisiologia delle piante e interrompono i cicli naturali, siccità prolungate che prosciugano le riserve idriche del terreno, e ondate di calore intense, soprattutto durante la cruciale fase di allegagione, inducono un fenomeno di “cascola anticipata” dei fiori e dei piccoli frutti, depauperando drasticamente il raccolto.
L’emergenza campana si inserisce in un contesto più ampio di perdita di posizionamento per l’Italia nel mercato globale delle nocciole.
Il nostro Paese, un tempo secondo produttore mondiale dopo la Turchia, ha ceduto la sua posizione al Cile.
Quest’ultimo, con una strategia di sviluppo agricolo mirata e supportata da investimenti significativi, ha impiantato su larga scala le stesse varietà autoctone campane, la pregiata Mortarella e la Tonda di Giffoni, quest’ultima beneficiaria della tutela dell’Indicazione Geografica Protetta (IGP), un marchio di garanzia che ne certifica l’origine e le caratteristiche uniche.
Il paradosso è che un prodotto simbolo del territorio campano viene coltivato e commercializzato con successo all’estero, mentre la sua terra d’origine lotta per sopravvivere.
Nonostante la crisi, le aziende agricole campane mantengono un impegno costante verso la qualità, adottando pratiche colturali sostenibili e rispettose delle normative europee in materia di tutela ambientale e sicurezza alimentare.
Si tratta, in prevalenza, di imprese familiari, custodi di saperi tradizionali tramandati di generazione in generazione, che preservano non solo un prodotto d’eccellenza, ma anche la biodiversità e la stabilità dei versanti collinari, svolgendo un ruolo fondamentale nella prevenzione del dissesto idrogeologico.

Confagricoltura Campania, consapevole dell’importanza di coniugare produttività e sostenibilità, sollecita l’intervento immediato della Regione, non tanto per ottenere deroghe alle normative esistenti – che restano imprescindibili – quanto per attivare un tavolo tecnico permanente, un vero e proprio osservatorio della filiera, che coinvolga tutti gli attori coinvolti: produttori, trasformatori, commercianti e istituzioni.

L’obiettivo primario è definire una strategia di lungo termine per la nocciola campana, che comprenda investimenti in ricerca e sviluppo, la promozione del prodotto sui mercati nazionali e internazionali, e la diffusione di tecniche colturali innovative, già sperimentate con successo in altre regioni d’Europa e nel mondo.

“La nostra priorità etica – dichiara Giampaolo Rubinaccio, presidente della Sezione economica Frutta in guscio di Confagricoltura Campania – è garantire la sostenibilità ambientale, la salute dei consumatori e l’etica d’impresa.
Non intendiamo compromettere la qualità del nostro prodotto, ma allo stesso tempo non possiamo permettere che le nostre aziende operino in condizioni economicamente insostenibili.
Abbiamo bisogno di strumenti concreti e di un coinvolgimento reale di tutta la filiera in un piano strategico che proietti la nocciolicoltura campana verso un futuro prospero e resiliente.
” La sfida è complessa, ma la determinazione delle comunità agricole campane rimane salda, pronta a difendere un patrimonio agroalimentare di inestimabile valore.

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