L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha comminato un significativo provvedimento sanzionatorio, pari a 3,5 milioni di euro, a Giorgio Armani S.
p.
A.
e alla sua controllata G.
A.
Operations S.
p.
A.
, in seguito ad un’indagine approfondita che ha rivelato una pratica di *greenwashing* e di comunicazione ingannevole in materia di responsabilità sociale d’impresa (CSR).
L’accusa principale, formalizzata in una dettagliata nota ufficiale, non si limita a una semplice mancanza di veridicità, ma evidenzia una sistematica distorsione della percezione pubblica circa gli impegni e le azioni concrete intraprese dalle società nei campi della sostenibilità ambientale e dell’etica lavorativa.
Le comunicazioni in questione, diffuse attraverso vari canali – tra cui il sito web aziendale, campagne pubblicitarie e report di sostenibilità – presentavano affermazioni vaghe, generiche e prive di elementi probatori verificabili.
Il provvedimento dell’AGCM sottolinea come le dichiarazioni, pur apparentemente positive e orientate a rafforzare l’immagine del brand, non fossero supportate da dati concreti, processi trasparenti o risultati tangibili.
L’Autorità ha rilevato che l’assenza di chiarezza e specificità rendeva difficile, se non impossibile, per i consumatori comprendere l’effettivo impatto delle iniziative promosse.
Questa opacità, secondo l’AGCM, costituisce una violazione dell’articolo 22 della legge n.
202/2011, che disciplina la trasparenza delle informazioni commerciali e la lotta alle pratiche commerciali scorrette.
L’episodio solleva questioni cruciali nel panorama economico attuale, in cui la crescente sensibilità dei consumatori verso tematiche ambientali e sociali spinge le aziende a comunicare i propri sforzi in termini di sostenibilità.
Tuttavia, il caso Armani evidenzia il rischio di abusi e di manipolazione, con conseguenze negative per i consumatori, per la concorrenza e per l’affidabilità complessiva del sistema economico.
L’AGCM ha intimato alle società, oltre al pagamento della sanzione pecuniaria, a modificare le comunicazioni esistenti e ad adottare misure più rigorose per garantire la veridicità e la trasparenza delle future dichiarazioni in materia di CSR.
La vicenda è un monito per tutte le imprese, ricordando che le promesse di responsabilità sociale devono essere supportate da azioni concrete e comunicate in modo chiaro, specifico e verificabile, altrimenti rischiano di incorrere in sanzioni significative e di compromettere la fiducia dei consumatori.
La crescente attenzione da parte delle autorità di vigilanza sottolinea l’importanza di un approccio genuino e trasparente alla sostenibilità, che vada oltre la mera retorica e si traduca in un reale impegno verso un futuro più equo e sostenibile.