Il ritorno di Matteo Ricci al centro del dibattito pubblico, con la sua presunta candidatura alla gestione di “risorse speciali” per le aree interne, solleva interrogativi profondi e ineludibili.
Un’operazione che, secondo il deputato Antonio Baldelli di Fratelli d’Italia, appare come un’aberrazione, una beffa nei confronti di comunità che hanno già pagato un prezzo altissimo per le scelte politiche del passato.
L’amministrazione provinciale di Ricci (2009-2014) non ha saputo, o non ha voluto, riconoscere il valore intrinseco e strategico di quelle zone marginali.
Lungi dall’essere un motore di sviluppo e coesione sociale, l’approccio amministrativo si è tradotto in un progressivo e deliberato disinvestimento.
La rete viaria, arteria vitale per la connessione e la sopravvivenza di borghi isolati, è stata abbandonata al degrado, sprofondando in uno stato di precarietà che ne ha compromesso la funzionalità.
Ma la ferita più profonda riguarda la sanità.
La chiusura sistematica di presidi ospedalieri minori, in nome di una fantasiosa visione di “ospedale unico provinciale”, ha privato intere comunità di un diritto fondamentale, aggravando ulteriormente la loro vulnerabilità e accelerando lo spopolamento.
Si è assistito a un attacco diretto alla resilienza di territori che, pur con le loro difficoltà, rappresentano un patrimonio inestimabile di storia, cultura e identità.
L’attuale proposta di affidare a Ricci la gestione di risorse dedicate a quelle stesse aree interne appare, quindi, come una provocazione.
Un’ironia crudele che rischia di cancellare ogni speranza di riscatto per quelle comunità.
Baldelli non esita a paragonare questa eventualità a un atto di follia: affidare il controllo del bestiame a chi ha dimostrato di avere l’interesse a depredarlo.
La vicenda degli affidamenti diretti, che ha segnato l’esperienza amministrativa di Ricci, rappresenta un precedente gravissimo, un campanello d’allarme che non può essere ignorato.
La fiducia che si ripone in una persona deve essere proporzionale alla sua capacità di onorare gli impegni presi e di operare nell’interesse collettivo.
L’accusa di Baldelli è incisiva: Ricci ha perseguito un “piano” ben preciso, un progetto di desertificazione delle aree interne, sfruttando la fragilità delle comunità e la loro memoria selettiva.
Un’operazione volta a riproporsi sulla scena politica con la giustificazione di essere l’unico in grado di risolvere i problemi che lui stesso ha contribuito a creare.
La memoria, in questo contesto, non è un optional, ma un dovere civico.
È fondamentale ricordare i disastri del passato per evitare di ripeterli, per proteggere le aree interne e per garantire un futuro di sviluppo sostenibile e inclusivo per tutti.
Il ritorno di Ricci non deve rappresentare un’opportunità per cancellare il passato, ma un monito per costruire un futuro migliore, un futuro in cui le aree interne non siano più dimenticate, né sacrificate sull’altare di ambizioni personali e politiche.