Il cielo di Firenze, di un azzurro malinconico, ha accolto il commiato da Celeste Pin, figura amata e rispettata, strappata troppo presto alla vita.
La basilica della Santissima Annunziata, teatro di una partecipazione sentita e commovente, si è riempita del dolore di una città intera, legata indissolubilmente al ricordo del difensore viola.
L’omelia, officiata da padre Emanuele Cattarossi, ha evocato il profondo legame che Pin coltivava con Firenze, una città che lo aveva abbracciato come un figlio, riconoscendogli un’integrità e una generosità che trascendevano il campo da gioco.
La cerimonia, un mosaico di affetti e riconoscimenti, ha visto protagonisti familiari, amici, ex compagni di squadra e rappresentanti istituzionali.
Rocco Commisso, presidente della Fiorentina, ha inviato una corona floreale a testimonianza del cordoglio, mentre i tifosi hanno lasciato sciarpe, simboli tangibili di un amore viscerale, e la maglia numero 5 del Perugia, squadra con cui Pin aveva lasciato un segno importante, affiancata a quella della Fiorentina, un dono prezioso donato in precedenza al Viola Park.
Alessandro Ferrari, direttore generale viola, ha solennemente portato in chiesa quest’ultimo cimelio, un gesto che ne sottolinea la profonda simbologia.
Il silenzio, interrotto solo dai singhiozzi e dalle parole di commozione, è stato rotto dalle riflessioni di Giancarlo Antognoni, amico di una vita.
Il suo interrogativo angosciato – “Perché? – è risuonato nell’aria, un grido di dolore condiviso da una comunità che cerca invano una risposta a un evento inspiegabile.
“Celeste era un ragazzo perbene”, ha aggiunto con profonda sincerità, un tributo alla sua moralità e alla sua umanità.
La difficoltà di accettare l’irreversibilità della perdita è palpabile, una ferita ancora aperta che richiederà tempo per rimarginarsi.
L’inchiesta in corso, pur necessaria, non può lenire il dolore per la sua assenza.
Un corteo di ex compagni di squadra, tra cui Roggi, Desolati, Galli e molti altri, ha abbracciato i familiari in un momento di intenso conforto.
La presenza del presidente della Regione, Eugenio Giani, e dell’assessora comunale Letizia Perini, ha confermato il riconoscimento ufficiale di Celeste Pin come esempio e punto di riferimento per l’intera comunità fiorentina.
Non è mancato il sostegno dell’Associazione solidale Banda Albereta, testimone dell’impegno sociale di Pin, e di rappresentanti del suo paese natale, San Martino di Colle Umberto.
Il feretro, accolto da un applauso liberatorio, ha suscitato un ultimo, commosso saluto mentre lasciava la basilica, diretto al cimitero.
In piazza Santissima Annunziata, una folla di tifosi ha esposto striscioni toccanti, espressione di un affetto incondizionato: “Celeste sempre con noi” e “Ciao Celeste grande cuore viola”, grida di un amore che trascende la tifoseria.
“Avremo sempre un ricordo bello di lui”, ha concluso Antognoni, un’affermazione che racchiude l’eredità di un uomo che ha lasciato un segno indelebile nel cuore di Firenze e dei suoi amanti del calcio.
Il suo spirito, la sua gentilezza e la sua dedizione, rimarranno impressi nella memoria collettiva, illuminando il cammino di chi lo ha conosciuto e amato.