Il 2 agosto 1980, una data scolpita nella memoria collettiva, segna non solo l’anniversario di una strage, ma anche un monito imprescindibile per la tenuta democratica del Paese.
Commemorare la tragedia di Bologna, con la solennità che merita, significa onorare la memoria delle vittime – Sonia Burri, Francesco Cesare Diomede Fresa, Vito Diomede Fresa, Errica Frigerio, Patrizia Messineo, Giuseppe Patruno e Silvana Serravalli, tra le altre – e, soprattutto, illuminare le zone d’ombra che ancora avvolgono quegli eventi.
Le recenti sentenze della Corte di Cassazione, con la loro inequivocabilità, hanno permesso di inquadrare la strage di Bologna come un atto neofascista, inseribile in un disegno politico volto a destabilizzare l’Italia.
Questa qualificazione non è una mera etichetta, ma il risultato di un’approfondita analisi che rivela intrecci complessi e responsabilità che si estendono ben oltre i meri esecutori materiali.
L’ombra dei servizi deviati, impiegati in operazioni segrete per alimentare una “strategia della tensione”, emerge con chiarezza, sollevando interrogativi cruciali sul ruolo di alcune istituzioni e sulla loro capacità di garantire la sicurezza e la verità.
Ricordare, in questa giornata, non si esaurisce in un rito commemorativo.
Significa riaffermare i valori fondanti della Repubblica Italiana: libertà, democrazia, solidarietà e giustizia.
Questi principi, fragili e costantemente minacciati da derive autoritarie e da tentazioni di revisionismo storico, devono essere difesi con vigilanza e impegno.
La memoria delle vittime non può trasformarsi in un semplice esercizio retorico, ma deve tradursi in un’azione concreta per promuovere una cultura della legalità e del rispetto dei diritti umani.
Per i giovani di allora, come il sindaco Leccese, l’attentato rappresentò un trauma improvviso, una brusca interruzione di sogni e speranze.
Un diciottesimo compleanno interrotto dalla violenza inaudita di un’esplosione che scosse le fondamenta del Paese.
Quel ricordo indelebile, scolpito nel cuore dei coetanei, testimonia la necessità di trasmettere alle nuove generazioni la consapevolezza dei pericoli che incombono sulla democrazia e l’importanza di preservarla.
La ricostruzione, iniziata con coraggio e determinazione dopo la tragedia, ha visto il Paese risolversi a perseguire un percorso di rinnovamento e progresso.
Tuttavia, la memoria deve fungere da bussola, guidando le scelte future e impedendo che il passato si ripeta.
La vigilanza costante e la ricerca della verità piena, comprensiva di tutte le responsabilità, rappresentano il tributo più onesto che possiamo rendere alle vittime e un imperativo per il futuro della nostra democrazia.
La storia di Bologna deve rimanere una ferita aperta, un monito costante e un invito all’azione per la difesa dei valori repubblicani.