La tragedia dell’alluvione che nel novembre 2023 ha flagellato il territorio pratese, causando due vittime e danni ingenti, ha innescato un’indagine giudiziaria complessa e articolata.
La Procura della Repubblica di Prato, sotto la direzione del procuratore capo Luca Tescaroli e con il contributo dei sostituti Valentina Cosci e Alessia La Placa, ha formulato undici richieste di rinvio a giudizio, accusando amministratori pubblici e tecnici di diversi comuni per i reati di omicidio colposo e disastro colposo.
L’udienza preliminare, fissata al 19 novembre, rappresenta una tappa cruciale per accertare le responsabilità e le possibili negligenze che hanno contribuito alla catastrofe.
Tra gli indagati figurano figure apicali della pubblica amministrazione, tra cui l’ex sindaco di Prato, Matteo Biffoni, il vicesindaco e assessore alla Protezione Civile, Simone Faggi, e l’allora assessore all’Urbanistica, Valerio Barberis.
Coinvolto anche il sindaco del comune limitrofo di Montemurlo, Simone Calamai, attualmente in carica, insieme all’assessora alla Protezione Civile Valentina Vespi.
L’elenco degli imputati si estende a dirigenti e funzionari comunali, con particolare attenzione a Pamela Bracciotti e Sergio Brachi per Prato e Sara Tintori e Stefano Grossi per Montemurlo.
L’indagine si allarga anche a figure esterne all’amministrazione locale, coinvolgendo Fabio Martelli, responsabile del Genio Civile del Valdarno centrale, e Luca Della Longa, direttore del Quarto Tronco di Autostrade per l’Italia, a cui è contestato solo il reato di disastro colposo.
La gravità delle accuse riflette la profondità delle lacune emerse nella gestione del rischio idrogeologico e nella pianificazione urbanistica del territorio.
L’alluvione, innescata da intense precipitazioni, ha causato due drammatiche perdite di vite umane: Antonio Tumulo, travolto dalle acque del torrente Bardena mentre si trovava in auto, e Alfio Ciolini, annegato nella propria abitazione a seguito dell’esondazione del torrente Bagnolo a Montemurlo.
Il bilancio economico è altrettanto pesante, con danni stimati in milioni di euro che hanno colpito infrastrutture, abitazioni e attività produttive.
Parallelamente alle richieste di rinvio a giudizio, la Procura ha disposto l’archiviazione nei confronti di quattro indagati: Alessandra Casali (Comune di Montemurlo), Giuseppe D’Elia (Società Autostrade), Iacopo Manetti e Nicola Giusti (Consorzio di Bonifica 3 Medio Valdarno).
Tale decisione suggerisce l’assenza di elementi sufficienti per sostenere l’accusa di responsabilità penale nei loro confronti, pur riconoscendo la potenziale rilevanza del loro ruolo nel contesto generale della gestione del rischio.
L’evento ha portato alla luce episodi di grande sofferenza e coraggio, come quello di due persone che si sono salvate in extremis, rimanendo intrappolate nei veicoli trascinati dalla furia del fiume Bisenzio.
La vicenda dell’alluvione di Prato non è solo una tragedia umana, ma anche un campanello d’allarme cruciale sulla necessità di una revisione complessiva delle politiche di prevenzione del rischio idrogeologico, della manutenzione del territorio e della pianificazione urbanistica, al fine di proteggere la popolazione e il patrimonio del territorio.
L’inchiesta giudiziaria, e il successivo processo, si preannunciano fondamentali per fare luce sulle cause della catastrofe e per garantire che simili tragedie non si ripetano.