sabato 2 Agosto 2025
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Trieste

Tragedia a Basovizza: Cacciatore Indagato per Omicidio Colposo

La comunità triestina è stata scossa da una tragedia avvenuta nella riserva di Basovizza, dove Denise Marzi, una sessantenne appassionata di caccia, ha perso la vita in circostanze drammatiche.
La Procura di Trieste, dopo un’approfondita indagine, ha concluso le attività investigative relative all’evento del 21 novembre, focalizzandosi sull’incidente mortale che ha coinvolto la signora Marzi e un suo compagno di caccia, un uomo di 65 anni, ora indagato per omicidio colposo.
La dinamica, ricostruita dalle testimonianze e dagli accertamenti tecnici, ruota attorno alla ricerca di un fagiano rifugiatosi sugli alberi.

Durante la manovra di avvicinamento, un colpo di fucile, sparato inaspettatamente, ha raggiunto la signora Marzi, provocandole lesioni gravissime agli arti inferiori.

I primi soccorsi, prestati dai compagni di caccia, visibilmente sotto shock, hanno cercato di tamponare l’emorragia, prima dell’intervento dei professionisti del 118.

Nonostante il rapido trasferimento in ospedale, la perdita di sangue si è rivelata fatale, spegnendo la vita della donna in serata.

L’inchiesta, diretta dal magistrato Ilaria Iozzi, ha visto un’accurata operazione di acquisizione di prove condotta dalla Squadra Mobile.
Il sequestro del domicilio e del veicolo del 65enne ha permesso di repertoriare un considerevole numero di munizioni di vario tipo (sia esplose che inesplose, di calibro 12), insieme a un arsenale di armi da caccia, che comprendeva carabine, fucili e, sorprendentemente, anche un lanciarazzi.

Sebbene tutte le armi fossero regolarmente denunciate, il ritrovamento di un lanciarazzi solleva interrogativi sulla gestione e sulla legittima disponibilità di tali strumenti.

Le armi, gli indumenti indossati il giorno dell’incidente e il fucile che ha causato la tragedia sono stati sottoposti a sequestro per analisi balistiche e accertamenti più approfonditi.
L’area in cui si è verificato l’incidente è stata anch’essa messa sotto sigillo per preservare eventuali tracce utili all’indagine.

L’autopsia, eseguita dal medico legale Carlo Moreschi, ha confermato la causa del decesso come shock emorragico, derivante da plurime lesioni vascolari provocate da arma da fuoco a carica multipla.
La traiettoria del proiettile, descritta come quasi frontale rispetto alla vittima e parallela al suolo, a una distanza di pochi metri, suggerisce una dinamica inattesa e potenzialmente legata a una mancanza di controllo sull’arma o a un errore nella sua maneggevolezza.

L’accertamento dell’esatta ricostruzione dell’evento e la valutazione della responsabilità penale dell’indagato rappresentano ora il fulcro del processo giudiziario.

La vicenda pone inoltre interrogativi sulla sicurezza durante le attività di caccia e sull’efficacia dei controlli relativi alla detenzione e all’uso di armi da fuoco, con l’obiettivo di prevenire il ripetersi di simili tragedie.

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