Oggetto di grave allarme per la salvaguardia del principio di correttezza processuale elettorale, il consigliere regionale in pectore Andrea Nobili, esponente di Alleanza Verdi e Sinistra (Avs), ha formalmente sollevato una questione di rilevanza pubblica indirizzata al Prefetto di Ancona, Maurizio Valiante.
La missiva contestava l’utilizzo di simboli e identità visive istituzionali in un contesto ravvicinato alla scadenza delle elezioni regionali nelle Marche, configurando una potenziale violazione dei cardini dell’imparzialità e della neutralità che devono improntare l’operato della pubblica amministrazione.
L’evento oggetto di scrutinio, svoltosi ad Ancona il 4 agosto, vedeva coinvolti il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i Vicepresidenti Matteo Salvini e Antonio Tajani, unitamente al Presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli.
Nobili argomenta che tale iniziativa, lungi dall’essere un incontro istituzionale a tutti gli effetti, presentava evidenti connotati propagandistici e di natura elettorale, soprattutto alla luce della prossimità del voto e dell’inclusione del candidato Acquaroli tra i relatori.
La critica centrale risiede nella percezione che l’evento, attraverso i contenuti veicolati e le modalità di comunicazione impiegate, mirasse a creare un’associazione positiva tra l’azione amministrativa della Regione e la figura del candidato Acquaroli, generando un indebito vantaggio in un momento cruciale del percorso elettorale.
Nobili non si limita a denunciare un semplice errore formale, ma evoca la possibilità di uno sviamento di potere, ovvero l’utilizzo improprio degli strumenti della pubblica amministrazione per fini politici, una distorsione che incide direttamente sulla correttezza e sulla trasparenza del processo democratico.
Il consigliere esorta il Prefetto Valiante a compiere un’attenta verifica della conformità dell’iniziativa regionale ai principi costituzionali di imparzialità e neutralità, auspicando un’azione correttiva volta a garantire la cessazione dell’uso di loghi e strumenti istituzionali in contesti suscettibili di generare confusione tra attività amministrativa e comunicazione politica.
La richiesta si configura come un campanello d’allarme per tutelare l’integrità del voto e assicurare che la competizione elettorale si svolga in un ambiente equo e libero da pressioni indebite, preservando la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.
Si tratta di un atto volto a riaffermare il primato della legge e il rispetto delle regole che garantiscono un processo democratico sano e partecipato.