Nella solenne cornice della Cattedrale di Santa Maria Maggiore a Teggiano, un’onda di emozione palpabile ha pervaso la comunità presente per l’ordinazione sacerdotale di don Giovanni Calandriello, figlio di Sassano.
La celebrazione, presieduta da monsignor Antonio De Luca, vescovo della diocesi di Teggiano-Policastro, ha rappresentato un momento di profonda spiritualità e di rinnovato senso di speranza per il futuro della Chiesa locale.
L’omelia del vescovo, un vero e proprio invito all’autenticità e alla dedizione, ha delineato per il neo sacerdote un percorso di ministero radicato nell’annuncio del Vangelo e nel servizio disinteressato alla Chiesa e al mondo.
Più che un semplice consiglio, si è trattato di un’esortazione a preservare l’ardore iniziale, a non lasciarsi soffocare dalla prevedibilità delle giornate, ma a coltivare l’entusiasmo che anima ogni nuova chiamata, ogni nuovo inizio.
Monsignor De Luca ha sottolineato l’importanza di mantenere viva la scintilla della vocazione, intesa non come un dovere da adempiere, ma come una relazione profonda e dinamica con Dio e con gli altri.
La partecipazione alla cerimonia è stata sentita e numerosa: fedeli devoti, confratelli sacerdoti, rappresentanze delle istituzioni locali, tutti uniti nel desiderio di accogliere e sostenere don Giovanni nel suo nuovo cammino.
Il sindaco di Sassano, Domenico Rubino, ha espresso il profondo orgoglio della comunità, sottolineando come la figura del giovane sacerdote incarni i valori di dedizione, fede e impegno che animano il territorio.
La sua vocazione è stata definita un faro di speranza, un esempio per le nuove generazioni e un motivo di gioia condivisa.
Il percorso di formazione di don Giovanni, intriso di spiritualità e di ricerca interiore, affonda le sue radici nel Santuario del Cuore Immacolato di Maria a Varco Notar Ercole, sotto la guida spirituale di don Carmine Tropiano, figura di riferimento per la sua crescita personale e religiosa.
La comunità parrocchiale, testimone del suo percorso, lo ha accompagnato con preghiera e sostegno, riconoscendo in lui un dono prezioso per la diocesi.
Indimenticabile l’immagine della madre Angela, visibilmente commossa, testimone di quel momento cruciale per il figlio.
Il suo sostegno, quello della famiglia intera, si è rivelato un pilastro fondamentale nel suo cammino vocazionale.
Il rito della prostrazione davanti all’altare, un gesto di umiltà e di consacrazione, ha suscitato un profondo senso di sacralità e di partecipazione emotiva tra i presenti, suggellando l’inizio di un ministero che si preannuncia ricco di grazia e di servizio.
La cerimonia non è stata solo un atto formale, ma un’esperienza comunitaria intensa, capace di riaccendere la fede e di rafforzare il senso di appartenenza alla Chiesa.