Fine del redditometro: Leo chiarisce l’obiettivo di contrastare gli evasori fiscali

Il redditometro, strumento tanto discusso e controverso nel panorama fiscale italiano, ha visto la sua fine nel lontano 2015, come sottolineato con fermezza dal viceministro all’Economia Maurizio Leo. Questa misura, volta a monitorare i redditi dei contribuenti per individuare eventuali evasori fiscali, è stata completamente abrogata nel 2018 con effetto retroattivo al 2015. Tale decisione normativa mirava principalmente a colpire i grandi evasori fiscali senza arrecare preoccupazioni agli onesti cittadini. Leo ha chiarito che l’obiettivo primario di queste norme era proprio quello di contrastare coloro che eludono il fisco in maniera massiccia, possessori di beni di lusso come auto di grande cilindrata e yacht.Durante un incontro sulla riforma fiscale a Codroipo (Udine), il viceministro ha evidenziato le inesattezze presenti nei titoli di stampa riguardanti le recenti azioni del governo in materia fiscale. In seguito agli interventi del Garante della privacy e dell’Istat, è stato deciso di ridisegnare il sistema vigente al fine di rendere più efficace la lotta all’evasione fiscale da parte dei grandi patrimoni.Leo ha sottolineato che lo strumento del redditometro è concepito per proteggere i contribuenti onesti e per colpire con precisione i grandi evasori fiscali. La presidente del Consiglio ha espresso la necessità di rivedere e potenziare ulteriormente questi aspetti normativi. Di conseguenza, il provvedimento è stato temporaneamente sospeso per apportare eventuali correzioni e affinamenti necessari prima della sua eventuale reintroduzione.In conclusione, l’attenzione verso la corretta applicazione delle normative fiscali appare essere prioritaria per il governo italiano al fine di garantire equità e trasparenza nel sistema tributario nazionale.