Il ritorno alla quotidianità lascia un’eco di commozione, un velo di stanchezza e un tesoro di immagini incise nella memoria collettiva.
L’esperienza della Giornata Mondiale della Gioventù a Roma, con il suo impatto vibrante e l’onda umana che ha animato la città, non si dissolve nel nulla.
Papa Leone, con la sua visione, offre una nuova bussola, un appuntamento futuro a Seoul, in Corea del Sud, nell’agosto 2027, una finestra aperta su un orizzonte di fede e speranza per la comunità giovanile globale.
Questa chiamata a Seoul si configura come un’eredità, un ponte gettato tra l’eredità del predecessore Francesco e il suo slancio universale, il suo “todos, todos, todos”.
Immediatamente, però, un’altra tappa cruciale si staglia all’orizzonte, un seguito di importanza capitale per il disegno pastorale che il Pontefice intende realizzare: le imminenti canonizzazioni di Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati, programmate per il 7 settembre in Piazza San Pietro.
Queste due figure, elevate agli onori degli altari, non sono semplici aggiunte al pantheon dei santi, ma simboli incarnati, modelli di ispirazione per le nuove generazioni.
Carlo Acutis, lo studente quindicenne scomparso prematuramente a causa di una malattia, rappresenta un ponte tra l’analogico e il digitale.
La sua eredità, custodita nel Santuario della Spogliazione ad Assisi, incarna la sfida di un’epoca: come integrare la fede nella vita quotidiana, profondamente segnata dall’onnipresenza della tecnologia.
Acutis ha saputo utilizzare gli strumenti digitali non per fini effimeri, ma per diffondere la devozione mariana, creando siti web dedicati alla Madonna, un esempio di come la fede possa essere proiettata nello spazio virtuale, raggiungendo un pubblico vastissimo.
La sua figura interroga i giovani: come essere testimoni di fede in un mondo iperconnesso, evitando le trappole dell’individualismo e del consumismo?Anche Pier Giorgio Frassati, studioso torinese, pur apparendo meno legato alla sfera tecnologica, offre una lezione fondamentale per i giovani.
Prevost, durante un incontro a Tor Vergata, ha sottolineato come l’amicizia, intesa come legame profondo e disinteressato, possa rappresentare la chiave per costruire un mondo più giusto e pacifico.
Citando Frassati, ha esortato: “Vivere senza fede non è vivere, ma vivacchiare”.
Questa affermazione racchiude un invito a trascendere la mera esistenza materiale, a ricercare un significato più elevato nella vita, un percorso che passa attraverso l’impegno sociale, la solidarietà e la ricerca della verità.
Le figure di Acutis e Frassati, quindi, non sono semplicemente modelli biografici, ma proiezioni di un ideale: essere testimoni attivi di fede e di carità in un mondo complesso e spesso disorientante.
Rappresentano la possibilità di coniugare la spiritualità con l’impegno civile, la tecnologia con l’umanità, la preghiera con l’azione.
Il loro esempio sollecita i giovani a interrogarsi sul senso della vita, a coltivare relazioni autentiche, a perseguire il bene comune, a non arrendersi di fronte alle sfide del presente, ma a guardare al futuro con speranza e determinazione.
La loro canonizzazione non è un evento isolato, ma il preludio di un rinnovamento, un invito a costruire insieme un mondo più giusto, fraterno e spiritualmente ricco.