Un’accesa disputa infiamma Moschiano, un piccolo centro irpino incastonato nel Vallo di Lauro, a seguito di un’ordinanza comunale che introduce restrizioni severe sulla somministrazione di cibo e acqua ad animali, sia domestici smarriti che fauna selvatica.
Il provvedimento, firmato dal sindaco Angelo Mazzocca, prevede sanzioni pecuniarie che variano tra i 25 e i 500 euro per chiunque lo violi.
La decisione, lungi dall’essere una misura isolata, si inserisce in un contesto di crescente preoccupazione legato alla gestione del randagismo nel comune.
L’amministrazione comunale segnala una concentrazione eccessiva di cani e gatti senza proprietario in specifiche aree territoriali, una situazione percepita come lesiva dell’estetica urbana e, soprattutto, fonte di potenziali rischi igienico-sanitari per la popolazione residente, che conta circa 1.500 abitanti.
La presenza di un numero elevato di animali non controllati solleva infatti interrogativi sulla diffusione di malattie zoonotiche e sulla qualità della vita nel paese.
Tuttavia, l’ordinanza ha generato un’ondata di contestazioni.
L’opposizione consiliare, affiancata da un vivace coro di associazioni animaliste, contesta fermamente la legittimità del provvedimento.
Le critiche si concentrano principalmente sull’interpretazione e sull’applicazione della normativa vigente in materia di benessere animale e gestione del randagismo.
Si richiama in particolare la Legge quadro n.
189/1991, che definisce le linee guida per la tutela degli animali e stabilisce l’obbligo per gli enti locali di assumere un approccio proattivo e responsabile nella gestione del randagismo, privilegiando misure di prevenzione, recupero e collocamento in strutture idonee, piuttosto che ricorrere a sanzioni punitive.
Le associazioni animaliste denunciano come l’ordinanza riveli una superficialità nell’affrontare il problema, spostando la responsabilità sulla cittadinanza e non sulla struttura comunale, che avrebbe l’obbligo di attivare percorsi di sterilizzazione, identificazione e gestione del fenomeno.
Si sottolinea, inoltre, come una politica repressiva possa spingere i cittadini a rinunciare a fornire assistenza agli animali in difficoltà, aggravando ulteriormente la situazione di abbandono e sofferenza.
La vicenda di Moschiano solleva, quindi, un dibattito più ampio sulla responsabilità collettiva nella tutela del benessere animale e sull’importanza di politiche pubbliche basate sull’educazione, la prevenzione e la collaborazione tra enti locali, associazioni e cittadini.
Il caso diventa emblematico di come una decisione apparentemente volta a risolvere un problema di ordine pubblico possa, in realtà, esacerbare le tensioni sociali e compromettere il rispetto dei diritti fondamentali degli animali.