La pallacanestro italiana piange la scomparsa di Marco Bonamico, figura emblematica del basket nazionale degli anni ’70 e ’80, spentosi a Bologna all’età di 68 anni.
Il suo decesso, avvenuto presso l’ospedale Bellaria, segna la fine di un’era, quella di un atleta che ha incarnato la passione, la dedizione e il talento in una generazione d’oro.
Bonamico non fu semplicemente un giocatore; fu un’icona.
La sua carriera, costellata di successi, ha contribuito a plasmare l’identità del basket italiano e a elevarlo a livelli di prestigio internazionale.
La sua presenza era imprescindibile nella nazionale allenata da Sandro Gamba, un periodo storico che vide l’Italia raggiungere vette inesplorate.
Il bronzo a Belgrado nel 1978, seppur significativo, fu solo un preludio a due traguardi che avrebbero inciso profondamente nella memoria collettiva: l’argento olimpico a Mosca nel 1980 e il trionfo europeo a Nantes nel 1983.
L’argento olimpico, conquistato in un contesto politico e sociale complesso, sotto l’ombra del boicottaggio americano, rappresentò un momento di orgoglio nazionale, un simbolo di resilienza e determinazione.
Bonamico, guardia di grande intelligenza tattica e prolifico realizzatore, fu uno degli artefici di quel successo, dimostrando una freddezza e una capacità di esecuzione impeccabili sotto pressione.
Ma fu l’oro europeo a Nantes nel 1983 a consacrare definitivamente Bonamico e la nazionale italiana come una potenza del basket mondiale.
La vittoria, ottenuta dopo una finale al cardiopalma contro la Jugoslavia, fu il coronamento di anni di duro lavoro e sacrifici.
Bonamico, con la sua leadership silenziosa e la sua capacità di creare gioco per sé e per i compagni, fu un elemento chiave in quella storica impresa.
Oltre al successo in campo, Bonamico rappresentava un modello di sportività e di dedizione al proprio mestiere.
La sua carriera da giocatore, proseguita con successo anche in club prestigiosi come il Cantù, testimonia la sua passione per il basket e il suo impegno costante nel miglioramento.
Il suo contributo non si limita alle imprese sportive; ha ispirato generazioni di giovani giocatori, trasmettendo i valori fondamentali dello sport: il rispetto per l’avversario, la lealtà verso i compagni e l’impegno costante nel perseguire i propri obiettivi.
La sua scomparsa lascia un vuoto incolmabile nel panorama sportivo italiano, ma il suo ricordo continuerà a vivere nei cuori di tutti gli amanti del basket.