L’attenzione governativa verso le Marche e l’Umbria si concretizza in una decisione strategica: l’estensione della Zona Economica Speciale (ZES) a questi territori, come annunciato dalla Presidente del Consiglio Meloni durante un incontro ad Ancona.
Questa misura non è un mero atto formale, ma una risposta mirata a stimolare la crescita e a superare le criticità che affliggono queste regioni, ponendo le basi per una competizione più equa a livello nazionale ed europeo.
La Presidente Meloni ha sottolineato con chiarezza la necessità di affrontare problemi strutturali radicati, troppo a lungo elusi.
Il nodo cruciale è rappresentato da un marcato deficit infrastrutturale, un paradosso che relega le Marche, geograficamente centrali, in una posizione di marginalità, limitandone il potenziale di sviluppo.
La regione, pur essendo il cuore pulsante dello Stivale, si trova a fronteggiare un isolamento che compromette la sua capacità di interagire pienamente con il resto del paese.
La rete stradale esistente, con la sua configurazione a “pettine” che si dirama dalla A14 verso l’entroterra, frammenta il territorio in aree disconnesse, senza offrire collegamenti rapidi e efficienti tra le valli interne e i centri costieri.
Questa architettura infrastrutturale, originariamente concepita per un diverso modello di sviluppo, ha contribuito a creare barriere che ostacolano la mobilità di merci e persone, penalizzando la competitività delle imprese e limitando l’accesso ai servizi.
L’intervento governativo mira a colmare queste lacune, attraverso la realizzazione di opere strategiche come la Pedemontana delle Marche, un’infrastruttura che rappresenta la materializzazione di un’aspirazione storica, e il rilancio di progetti rimasti in sospeso per decenni, come la Galleria della Guinza, simbolo delle grandi incompiute italiane, e la superstrada Fano-Grosseto, pensata per realizzare l’ambizioso collegamento tra le coste adriatica e tirrenica e ridurre il divario territoriale.
Il completamento di queste opere non è solo una questione di infrastrutture, ma un investimento nel futuro delle Marche e dell’Umbria, un atto di riscatto per un territorio che merita di esprimere appieno il suo potenziale.
Si tratta di un piano complessivo che mira a ridefinire la geografia economica e sociale delle regioni, promuovendo l’integrazione con il resto del paese e favorendo la creazione di nuove opportunità di sviluppo sostenibile.
L’estensione della ZES e gli investimenti infrastrutturali rappresentano quindi una risposta concreta alla volontà di dare a queste regioni una chance di crescita duratura e di partecipazione piena al progresso nazionale.