Il disegno di legge ‘Disposizioni per l’appropriatezza prescrittiva e il corretto utilizzo dei farmaci per la disforia di genere’, recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri, introduce un quadro normativo volto a regolamentare l’accesso a trattamenti farmacologici, inclusi agonisti dell’ormone rilasciante l’ormone luteinizzante (GnRH) come la triptorelina, per minori con disforia di genere.
L’iniziativa risponde a una crescente necessità di trasparenza e sicurezza nell’erogazione di tali cure, in seguito a criticità emerse e a una generale richiesta di allineamento con evidenze scientifiche e buone pratiche cliniche.
Il cuore del provvedimento è l’istituzione di un registro nazionale, gestito dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), che fungerà da strumento centrale per la prescrizione, la dispensazione e il monitoraggio dei farmaci utilizzati.
Questo registro non è solo un database, ma un sistema di raccolta dati completo, progettato per tracciare il percorso diagnostico e terapeutico di ciascun minore coinvolto, dall’anamnesi iniziale fino al follow-up a lungo termine.
La trasmissione periodica (semestrale) dei dati al Ministero della Salute garantirà la supervisione governativa e permetterà di valutare l’efficacia e la sicurezza dei trattamenti nel tempo.
L’accesso a questi trattamenti sarà strettamente subordinato a una diagnosi multidisciplinare, ottenuta attraverso un iter complesso che include valutazioni psicologiche, psicoterapeutiche e, se necessario, psichiatriche.
Questo approccio riconosce la natura multidimensionale della disforia di genere e l’importanza di escludere comorbilità che potrebbero influenzare la risposta al trattamento.
La necessità di un consenso informato, ottenuto seguendo le procedure previste per i trattamenti sanitari dei minori, sottolinea la centralità del coinvolgimento dei genitori o tutori legali nel processo decisionale.
Un tavolo tecnico, istituito a maggio 2024 per valutare le pratiche correnti e le evidenze scientifiche disponibili, è stato incaricato di fornire raccomandazioni per la definizione di protocolli clinici dettagliati che guideranno l’applicazione del disegno di legge.
Il Comitato Nazionale di Bioetica, sollecitato dal Ministero della Salute, ha evidenziato la carenza di dati specifici sui minori italiani trattati con questi farmaci, rafforzando la necessità di un registro dedicato per una valutazione più accurata.
Il provvedimento si inserisce in un contesto di dibattito acceso, con voci che esprimono preoccupazioni circa un presunto rallentamento nell’accesso alle cure e la possibilità di una “schedatura ideologica” dei minori.
Tuttavia, i promotori del disegno di legge ribadiscono l’obiettivo primario di tutelare la salute dei minori, garantendo al contempo un approccio terapeutico responsabile, basato su evidenze scientifiche e su un’attenta valutazione del singolo caso.
Il numero stimato di minori in trattamento, circa 25 nel 2023, suggerisce una relativa rarità del fenomeno, ma sottolinea l’importanza di un monitoraggio sistematico per migliorare la comprensione e la gestione di questa complessa condizione.
La relazione triennale trasmessa al Parlamento permetterà una valutazione a lungo termine dell’impatto del provvedimento e la sua eventuale revisione alla luce delle nuove evidenze.