Nella notte, un’operazione complessa e meticolosa ha visto il Soccorso Speleologico Trentino impegnato nel recupero di quattro speleologi emiliani, persi nelle profondità della Grotta Cesare Battisti, un intricato sistema carsico incastonato nel massiccio della Paganella.
La vicenda, iniziata domenica mattina attorno alle ore 10:00, si è concretizzata in un allarme giunto al Numero Unico Emergenze 112 poco prima delle 19:45, segnalato da altri speleologi che, in attesa del rientro del gruppo, non avevano ricevuto alcuna comunicazione.
La Grotta Cesare Battisti, un labirinto naturale che si estende per oltre 2340 metri sotto la parete del Becco di Corno, in territorio comunale di Zambana, presenta ingressi multipli e richiede una profonda conoscenza del territorio e delle tecniche di progressione speleologica.
Il gruppo emiliano, partito per un’esplorazione che si preannunciava lunga, si è apparentemente smarrito nel corso della giornata, sollevando preoccupazione tra i colleghi che attendevano i loro segnali.
L’intervento del Soccorso Speleologico Trentino si è rivelato immediatamente cruciale.
Tre tecnici specializzati, integrati da un infermiere per garantire assistenza medica in loco, si sono diretti con urgenza verso l’imboccatura inferiore della grotta, un percorso ritenuto il più probabile per il ritorno degli speleologi dopo ore di discesa.
Contemporaneamente, un’ampia rete di soccorso è stata attivata, coinvolgendo le Stazioni di Fai, Paganella, Avisio e Rotaliana – Bassa Val di Non del Soccorso Alpino Trentino.
Un team di tre soccorritori si è posizionato all’ingresso superiore, mentre il resto della squadra, rafforzato da ulteriori dieci tecnici speleologici, ha stabilito un centro di coordinamento logistico a Malga Fai.
La complessità dell’intervento risiedeva non solo nella vastità e nell’oscurità della grotta, ma anche nella necessità di mantenere un protocollo di sicurezza rigoroso, per evitare ulteriori rischi per i soccorritori stessi.
La comunicazione, filtrata attraverso canali specifici e sistemi di illuminazione tattici, si è rivelata fondamentale per coordinare le operazioni e monitorare le condizioni ambientali all’interno del sistema carsico.
Dopo intense ore di ricerca, culminate alle 22:30, i quattro speleologi sono stati localizzati alla base del pozzo finale, il punto più profondo dell’esplorazione.
Fortunatamente, si sono rivelati illesi, sebbene profondamente provati dalla fatica e dalla prolungata permanenza nel sottosuolo.
Il loro recupero, condotto con la massima cura e attenzione, ha concluso un’operazione che ha messo in luce la competenza e la professionalità del Soccorso Speleologico Trentino e la complessità intrinseca dell’esplorazione di ambienti naturali così impegnativi.
L’episodio sottolinea, inoltre, l’importanza cruciale di una pianificazione meticolosa e di comunicazioni affidabili per chiunque si avventuri in ambienti speleologici.