Al Policlinico Universitario di Bari si sta ridefinendo l’approccio terapeutico per la gestione delle ustioni gravi, inaugurando un modello mini-invasivo che integra l’escarolisi enzimatica precoce con la chirurgia biorigenerativa.
Questa innovativa strategia, descritta dall’ospedale come un punto di svolta nella cura delle lesioni da ustione, mira a superare i limiti della chirurgia tradizionale, minimizzando i traumi per il paziente, riducendo significativamente il rischio di complicanze e accelerando i tempi di guarigione, con esiti estetici nettamente superiori, particolarmente nei pazienti pediatrici, una popolazione particolarmente vulnerabile.
Il cuore del protocollo risiede nell’applicazione di enzimi specifici – un’escarolisi enzimatica precoce – per rimuovere in maniera selettiva il tessuto necrotico, il cosiddetto “detritus” ustionale.
A differenza dei metodi chirurgici convenzionali, che possono danneggiare il tessuto vitale circostante, questa tecnica mirata agisce solo sulla parte compromessa, preservando l’integrità del derma residuo e consentendo un intervento entro le prime 24 ore dall’evento traumatico.
Questa tempestività è cruciale per contrastare l’attivazione immunitaria sistemica e prevenire la diffusione di infezioni potenzialmente fatali, un evento comune nelle ustioni estese.
Una volta che il tessuto devitalizzato è stato rimosso, si introduce la fase di chirurgia biorigenerativa.
Questa componente, guidata dall’expertise del team ustioni, impiega matrici biostimolanti – materiali che possono essere di origine biologica, come membrane dermiche, o biosintetiche – che vengono applicate direttamente sulla lesione.
Queste matrici agiscono come impalcature temporanee, fornendo un microambiente ottimale per la proliferazione cellulare e la rigenerazione spontanea dei tessuti ustionati.
Il contatto prolungato, della durata di circa 15-20 giorni, stimola l’angiogenesi (la formazione di nuovi vasi sanguigni) e la produzione di nuovo collagene, cruciale per la guarigione e la minimizzazione della contrattura cicatriziale.
L’approccio riduce la necessità di innesti cutanei, spesso associati a morbidità e limitazioni funzionali a lungo termine.
Un caso emblematico che ha validato l’efficacia del protocollo è quello di una bambina di 18 mesi, affetta da ustioni intermedio-profonde che interessavano il 40% della superficie corporea, conseguenza di un incidente domestico.
La paziente, inizialmente stabilizzata in rianimazione, ha beneficiato immediatamente del trattamento innovativo, che ha consentito una guarigione completa in soli 35 giorni, senza la comparsa di complicanze e senza la necessità di trapianti cutanei, un risultato straordinario considerando l’estensione delle lesioni.
L’adozione di metodologie terapeutiche all’avanguardia, specialmente nei casi più complessi che coinvolgono pazienti pediatrici, testimonia l’elevato standard di competenza clinica raggiunto dal Policlinico Universitario di Bari, come sottolineato dal direttore generale, Antonio Sanguedolce, consolidando la sua reputazione come centro di riferimento nazionale per la gestione delle ustioni.
Il protocollo rappresenta un passo avanti significativo verso una cura più delicata, efficace e orientata alla qualità di vita del paziente ustionato.