Filomena Nitti: Un’Ombra di Genio tra Politica e ScienzaLa biografia di Filomena Nitti, tracciata da Carola Vai nel volume “Filomena Nitti e il Nobel negato”, rivela una figura complessa e profondamente segnata dalla sua stessa esistenza.
Nata nel 1909, Filomena si trovò a navigare un mare in tempesta, costretta a confrontarsi con le turbolenze della storia italiana e con le dinamiche spesso iniquità del riconoscimento scientifico.
La sua vita, intessuta di amore, ambizione intellettuale e sfortuna, si svolge all’ombra di due figure dominanti: suo padre, Francesco Saverio Nitti, statista e figura controversa nel panorama politico del primo Novecento, e suo marito, Daniel Bovet, premio Nobel per la medicina.
Filomena, figlia di un’epoca di profondi cambiamenti, visse un’infanzia costellata di spostamenti tra Napoli, Roma e la Basilicata, un’esistenza idilliaca bruscamente interrotta dalle violenze fasciste che costrinsero la famiglia all’esilio.
Questa esperienza formativa, segnata dalla perdita della patria e dall’esilio, plasmò il suo carattere e accese in lei un desiderio di indipendenza e di autonomia intellettuale.
La sua scelta di sposare un giornalista polacco, un atto di ribellione contro le aspettative familiari, e la successiva esperienza moscovita, pur breve, la esposero a realtà complesse e stimolanti, forgiandone una personalità forte e determinata.
Il ritorno in Francia, con il conseguente divorzio, segnò l’inizio di una nuova fase della sua vita, quella della consacrazione scientifica.
L’ammissione all’Istituto Pasteur di Parigi, grazie a una borsa di studio, fu la porta verso un mondo di ricerca e innovazione.
Qui, il legame con Daniel Bovet, inizialmente professionale, si trasformò in un amore intenso e in una collaborazione scientifica fruttuosa.
La loro sinergia, unita alla loro competenza nel campo della chimica, li rese figure di spicco nel panorama scientifico dell’epoca.
L’approdo in Italia, con l’assunzione all’Istituto Superiore di Sanità, coronò il loro successo.
La coppia Bovet-Nitti divenne sinonimo di eccellenza, le loro pubblicazioni firmate congiuntamente testimoniano un lavoro di squadra in cui le competenze individuali si integravano per raggiungere obiettivi comuni.
Tuttavia, l’apice di questo percorso di successo si trasformò in una ferita profonda: l’assegnazione del Premio Nobel a Daniel Bovet, senza alcun riconoscimento per Filomena.
Questa esclusione, inspiegabile alla luce della loro collaborazione paritaria, solleva interrogativi scomodi sulle dinamiche del riconoscimento scientifico, spesso influenzate da pregiudizi di genere e da una tendenza a oscurare il contributo femminile alla ricerca.
Carola Vai, con l’ausilio della nipote di Filomena, Maria Luisa Nitti, cerca di illuminare le zone d’ombra di questa vicenda, offrendo un ritratto complesso di una donna di straordinario talento, costretta a convivere con un’ingiustizia che ne ha offuscato il giusto riconoscimento.
La sua storia si pone in parallelo, seppur con differenze significative, con quella di Rita Levi-Montalcini, altra figura di spicco della scienza italiana, sottolineando le sfide affrontate dalle donne scienziate nel corso del Novecento.
Filomena Nitti rimane una figura emblematica di un’intelligenza brillante, soffocata dall’ombra del marito e dalle convenzioni sociali del suo tempo.