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Filomena Nitti: Genio, Ingiustizia e l’Ombra di un Nobel

Filomena Nitti: Un’Ombra di Genio e l’Ingiustizia di un NobelLa vita di Filomena Nitti si configura come un affascinante intreccio di talento scientifico, impegno civile e travagli esistenziali, un percorso segnato da una profonda ombra: quella di un riconoscimento accademico negato, un Nobel per la medicina che avrebbe dovuto condividere con il marito, Daniel Bovet.

Carola Vai, nel suo libro “Filomena Nitti e il Nobel negato”, ci offre un ritratto complesso e sfaccettato di questa figura straordinaria, coetanea eppure diametralmente opposta a Rita Levi-Montalcini, un’altra eccellenza scientifica italiana.

Filomena nasce a Napoli nel 1909, figlia dell’ex premier Francesco Saverio Nitti e Antonia Persico.
La sua infanzia, inizialmente serena tra Napoli, Roma e Acquafredda, viene bruscamente interrotta dai ripetuti attacchi fascisti al padre, costringendo la famiglia all’esilio.
Questa esperienza formativa precoce, segnata dalla precarietà e dall’adattamento, plasma il suo carattere indipendente e la sua determinazione.
La sua esistenza si articola in una serie di scelte coraggiose e spesso anticonformiste.
A vent’anni, sfida le convenzioni sociali sposando un giornalista polacco, un matrimonio che la porta a Mosca e che, dopo esperienze dolorose, la conduce ad un difficile ritorno in Europa.

La sua capacità di reinventarsi, di affrontare le avversità con resilienza, la contraddistingue come una donna moderna e autonoma.

L’incontro con Daniel Bovet si rivela un punto di svolta nella sua vita.
Oltre all’amore profondo che li lega, nasce una proficua collaborazione scientifica.

Insieme, si dedicano alla ricerca farmaceutica, diventando figure di spicco nel loro campo.

La loro costante produzione scientifica, sempre firmata con entrambi i loro nomi, testimonia un’unione intellettuale e professionale unica.
Il loro lavoro si concentra sullo studio dei farmaci curari, con importanti implicazioni per l’anestesia e la cura delle malattie infettive.
Le loro scoperte, frutto di anni di ricerca e di un impegno condiviso, rappresentano un contributo significativo alla scienza medica.
Il riconoscimento accademico, tuttavia, giunge inaspettatamente e in modo parziale.
Nel 1957, Daniel Bovet riceve il Premio Nobel per la Medicina, senza alcun menzionamento per Filomena Nitti.
Questa omissione, che testimonia le dinamiche di genere e le ingiustizie del mondo accademico dell’epoca, lascia un’amara cicatrice nella sua vita.
Carola Vai, con il supporto della nipote di Filomena, Maria Luisa Nitti, cerca di fare luce sulle ragioni di questa esclusione, esplorando il contesto storico e le dinamiche personali che hanno contribuito a questa ingiustizia.

Il libro non si limita a raccontare la storia di una scienziata dimenticata, ma offre anche una riflessione più ampia sulle difficoltà incontrate dalle donne nel mondo accademico del Novecento, e sulle sfide ancora aperte per la parità di genere nella scienza.

La parallela esistenza, la coerenza e l’apparente distanza, ma in realtà un’inconscia competizione, con Rita Levi-Montalcini, offre un ulteriore spunto di riflessione sulle diverse traiettorie di due donne brillanti, entrambe portatrici di un’intelligenza rara e di una profonda umanità.

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