La chiusura dell’edizione 2025 di Ombre Festival a Viterbo si è rivelata un evento di profonda risonanza culturale, sigillato dalla presenza di Ermal Meta, accolto con un’entusiastica partecipazione che ha riempito Piazza della Repubblica.
Un momento solenne, caratterizzato dall’incontro tra una figura pubblica di spicco e l’amministrazione cittadina, testimoniato dall’abbraccio caloroso della sindaca Chiara Frontini, che ha espresso un sincero onore per l’opportunità di ospitare l’artista.
Meta, in segno di reciproco apprezzamento, ha accettato l’invito a ritornare il 3 settembre 2026 per assistere alla suggestiva processione del trasporto della macchina di Santa Rosa, un rituale profondamente radicato nell’identità viterbese.
L’importanza della serata trascende la semplice esibizione musicale.
Meta, oltre a condividere la sua musica, ha offerto al pubblico un’occasione unica per esplorare le profondità della sua opera di scrittore.
L’incontro si è focalizzato su “Le camelie invernali”, un romanzo storico che, con una sorprendente capacità di evocazione, trasporta il lettore nel cuore dell’Albania del XV secolo.
Il romanzo attinge a una realtà storica complessa e spesso dimenticata: il Kanun.
Questo complesso sistema di leggi consuetudinarie, eretto a regolatore di ogni aspetto della vita quotidiana, governava le comunità albanesi per secoli, dettando regole precise per prestiti, lavoro, matrimoni, feste, debiti e, tragicamente, la vendetta di sangue.
Sebbene molti precetti del Kanun siano ormai relegati al passato, l’ombra della vendetta persiste, affliggendo, secondo le stime fornite dallo stesso Meta, più di mille duecento famiglie albanesi.
Meta ha brillantemente illustrato la logica brutale alla base di questa pratica: l’assassinio di un individuo impone alla sua famiglia l’obbligo di rispondere con un altro omicidio, un ciclo di violenza perpetuato dal Kanun come forma di “giustizia”.
Il romanzo, con maestria narrativa, racconta la storia di due amici, catapultati in questo vortice mortale, dove l’amicizia si trasforma in inimicizia, plasmata dalle rigide regole del Kanun.
La tragedia è amplificata dalla profonda umanità dei personaggi, prigionieri di un sistema che li condanna a diventare carnefici e vittime.
L’esperienza letteraria è stata arricchita da un concerto finale, in cui Meta ha interpretato alcune delle sue canzoni più celebri, creando un legame emotivo ancora più forte con il pubblico viterbese.
L’evento, più di una semplice conclusione di un festival, si è configurato come un ponte culturale tra l’Italia e l’Albania, un’occasione per riflettere su temi universali come l’amicizia, la giustizia, la violenza e la forza delle tradizioni, offrendo una prospettiva umana e profonda sulle complesse dinamiche che plasmano le nostre società.