Un conflitto di vicinato, apparentemente banale, si è degenerato in una spirale di azioni persecutorie e violazione di diritti, culminando nell’applicazione di una misura cautelare restrittiva particolarmente incisiva.
La vicenda, sviluppatasi nell’ambito territoriale della provincia di Crotone, ha visto un individuo accusato di atti persecutori e violenza privata nei confronti di un imprenditore, titolare di un’attività commerciale.
L’escalation è iniziata con una crescente irritazione nei confronti della prossimità tra l’abitazione dell’indagato e il locale commerciale, una fonte di disturbo che l’uomo ha tentato di neutralizzare attraverso comportamenti sempre più aggressivi e intimidatori.
L’imprenditore, vittima di un vero e proprio “stalking” territoriale, ha sporto denuncia, denunciando un quadro di vessazioni che andava ben oltre il semplice fastidio.
La gravità della situazione ha spinto la Polizia di Stato, attraverso la sezione specializzata nella prevenzione e repressione dei reati contro la persona della Squadra Mobile, ad attivare il protocollo “Codice Rosso”, una procedura volta a garantire la massima tutela della persona offesa e a gestire situazioni di potenziale pericolo.
L’inchiesta, condotta con metodo investigativo rigoroso, ha permesso di ricostruire la sequenza delle azioni perpetrate dall’indagato.
Oltre alle minacce e alle intimidazioni verbali, queste si sono concretizzate in atti materiali di ostacolo e privazione della libertà di movimento.
In particolare, l’uomo ha proceduto ad erigere una barriera fisica, una recinzione, sul suolo pubblico adiacente all’attività commerciale, impedendo così l’accesso e il parcheggio.
Questo comportamento, oltre a configurare una violazione della proprietà comunale, ha rappresentato una palese violazione del diritto di esercizio dell’attività commerciale da parte del titolare.
La Procura della Repubblica di Crotone, sotto la guida del Procuratore Capo Domenico Guarascio, ha valutato la sussistenza dei presupposti per la richiesta di una misura cautelare, ritenendo che le azioni dell’indagato avessero creato un clima di allarme e ansia nella vittima, compromettendo seriamente la sua tranquillità e la possibilità di svolgere regolarmente la propria attività professionale.
In risposta a questa richiesta, il Giudice per le Indagini Preliminari ha emesso un decreto che impone all’indagato il divieto di avvicinamento alla persona offesa e l’applicazione del braccialetto elettronico, una tecnologia volta a monitorare costantemente i movimenti dell’individuo e a garantire il rispetto della distanza di sicurezza imposta.
L’esecuzione della misura è stata affidata al personale della Questura di Crotone, il quale si è occupato di applicare il dispositivo di monitoraggio e di assicurare la sua corretta funzionalità.
L’episodio solleva importanti questioni in merito alla gestione dei conflitti di vicinato, alla tutela dei diritti fondamentali e all’efficacia delle misure cautelari nell’ambito della prevenzione della criminalità.