domenica 10 Agosto 2025
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Gianni Berengo Gardin: uno sguardo profondo sulla realtà italiana.

Gianni Berengo Gardin, testimone lucido e instancabile del Novecento, ci ha lasciato a Genova all’età di 94 anni, lasciando un’eredità fotografica di inestimabile valore.

Nato a Santa Margherita Ligure nel 1930, il suo percorso artistico e professionale è stato un viaggio continuo attraverso luoghi e culture, un’indagine profonda sull’uomo e sul suo rapporto con l’ambiente che lo circonda.
La sua vita, segnata da soggiorni a Roma, Venezia, Lugano e Parigi, lo ha condotto stabilmente a Milano nel 1965, da dove è iniziata una carriera intensa e variegata.

Berengo Gardin non fu un semplice fotografo, ma un narratore visivo, un documentarista appassionato capace di cogliere l’essenza di momenti e persone, trasformando volti e paesaggi in frammenti di storia.

La sua produzione, che comprende oltre 260 volumi fotografici e una vasta rete di mostre personali in Italia e nel mondo, testimonia una dedizione totale al mestiere e una costante ricerca di nuovi modi di raccontare il reale.

I suoi esordi, nel 1954, sotto la direzione di Mario Pannunzio su “Il Mondo”, segnarono l’inizio di una collaborazione feconda e illuminante.

Successivamente, l’impegno con il Touring Club Italiano, dal 1966 al 1983, lo portò a documentare l’Italia e l’Europa in un’ampia serie di pubblicazioni, affiancandosi all’Istituto Geografico De Agostini e realizzando reportage per importanti industrie italiane – Olivetti, Alfa Romeo, Fiat, IBM, Italsider – che offrono uno sguardo privilegiato sull’evoluzione del panorama industriale del dopoguerra.
La sua capacità di cogliere la bellezza e la complessità del cambiamento si manifestò anche nella documentazione, durata trent’anni, delle realizzazioni architettoniche di Renzo Piano, un esempio di come la fotografia possa diventare strumento di archivio e di interpretazione dell’innovazione.
La partecipazione a eventi di rilevanza mondiale come Photokina, l’Expo di Montreal e Milano, la Biennale di Venezia e l’importante mostra “The Italian Metamorphosis” al Guggenheim di New York, ha contribuito a consolidare la sua reputazione internazionale.
L’impegno civile e la sensibilità sociale di Berengo Gardin si sono espressi con forza nel reportage sul passaggio delle grandi navi da crociera a Venezia, sostenuto dal FAI, un’indagine pungente che ha sollevato un dibattito cruciale sulla salvaguardia del patrimonio culturale.

La mostra “Vera fotografia” al PalaExpo di Roma, e successivamente la retrospettiva “L’occhio come mestiere” al MAXXI, hanno offerto una panoramica esaustiva della sua lunga e intensa carriera, rivelando la profondità del suo sguardo e la sua capacità di trasformare la realtà in arte.
Il riconoscimento della comunità fotografica mondiale si è concretizzato con prestigiosi premi come il Prix Brassaï, il Leica Oskar Barnack Award, il Lucie Award, il Premio Kapuściński e il Leica Hall of Fame Award, testimonianza del suo contributo fondamentale all’evoluzione del linguaggio fotografico.

Le sue immagini, oggi custodite in musei e fondazioni di prestigio come il MoMA di New York, la Bibliothèque Nationale e la Maison Européenne de la Photographie di Parigi, il Musée de l’Elysée di Losanna e il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid, sono un patrimonio collettivo che trascende i confini geografici e temporali.
Attualmente, la Galleria Nazionale dell’Umbria a Perugia ospita una mostra dedicata al suo lavoro presso lo studio di Giorgio Morandi, un’occasione unica per ammirare ventuno fotografie inedite che catturano l’atmosfera silenziosa e contemplativa del mondo del grande pittore emiliano, offrendo un ulteriore tassello per comprendere la visione artistica e la profonda umanità di Gianni Berengo Gardin.

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