L’introduzione di una Zona Economica Speciale (ZES) nelle Marche e in Umbria segna un potenziale punto di svolta per il rilancio economico del Centro Italia, un’area che ha subito gli effetti di decenni di sottosviluppo relativo e di progressiva erosione del tessuto industriale.
La prospettiva, annunciata dal governo, non si configura semplicemente come una misura di supporto, ma come un intervento strutturale volto a ristabilire un equilibrio territoriale e a stimolare la crescita attraverso incentivi mirati e una semplificazione burocratica radicale.
L’analisi di Confindustria Ascoli Piceno, sviluppata sulla base di modelli previsionali simili a quelli utilizzati dallo SVIMEZ e arricchita da un’approfondita valutazione delle specificità locali, suggerisce un impatto significativo.
Si stima che la provincia di Ascoli Piceno, da sola, potrebbe attrarre oltre 220 milioni di euro di investimenti entro il 2028, generando un’onda di crescita che si tradurrebbe nella creazione di almeno 1.800 posti di lavoro e coinvolgendo un numero considerevole di imprese, tra le 100 e le 200.
A livello regionale, l’effetto moltiplicatore si amplierebbe, con un potenziale di 750 milioni di investimenti e più di 6.000 nuove assunzioni.
Questi dati proiettano una rinascita, ma non garantiscono il successo.
Il presidente di Confindustria Ascoli Piceno, Simone Ferraioli, sottolinea come la ZES rappresenti non solo uno strumento strategico per la competitività, ma anche una questione di equità territoriale.
La vicinanza all’Abruzzo, regione in cui la ZES è già attiva, ha evidenziato le disuguaglianze e i divari accumulati nel tempo.
Il nuovo provvedimento offre l’opportunità di colmare queste lacune, promuovendo un’integrazione economica più equilibrata.
L’esperienza maturata nel Mezzogiorno d’Italia, con oltre 6 miliardi di investimenti generati e più di 52.000 posti di lavoro creati grazie alle ZES esistenti, offre un modello di riferimento.
Tuttavia, la semplice replicazione del modello non è sufficiente.
L’efficacia della ZES dipenderà criticamente dalla capacità di snellire drasticamente le procedure amministrative, superando l’inefficienza burocratica che spesso ha soffocato le iniziative di sviluppo.
La creazione di sportelli unici veramente efficienti, capaci di fornire un supporto concreto alle imprese, e un coordinamento ottimale tra le diverse istituzioni coinvolte – a livello regionale, provinciale e nazionale – saranno fattori determinanti per il successo.
Confindustria si dichiara pronta a collaborare attivamente con aziende, enti locali e istituzioni, affinando l’implementazione della ZES per trasformarla in un vero e proprio motore di sviluppo e innovazione.
La sfida non è solo attrarre investimenti, ma anche creare un ambiente favorevole alla crescita sostenibile, all’occupazione di qualità e alla valorizzazione delle risorse locali.
La qualità dell’attuazione, dunque, si rivelerà il vero banco di prova per il successo della ZES e per il futuro economico del Centro Italia.