A Milano, il percorso verso un’aria più respirabile mostra segnali di progresso, sebbene la strada da percorrere rimanga significativa, soprattutto alla luce delle nuove, più stringenti, normative europee in attesa di piena implementazione a livello nazionale.
Il primo monitoraggio del Piano Aria e Clima comunale, analizzando i dati relativi al biennio 2022-2023, offre un quadro dettagliato dell’evoluzione della qualità dell’aria, evidenziando risultati contrastanti e sottolineando la necessità di un approccio integrato e sovra-comunale.
L’andamento del biossido di azoto (NO2), uno degli indicatori chiave della qualità dell’aria urbana, riflette una tendenza al ribasso.
Nel 2023, il valore massimo delle concentrazioni medie annue si è attestato a 44 microgrammi per metro cubo, un dato notevolmente inferiore ai 64 microgrammi registrati nel 2017.
Un risultato che, pur essendo incoraggiante, deve essere interpretato alla luce del percorso ancora lungo verso il pieno rispetto dei limiti imposti dalla Direttiva Europea del 2008, che per la prima volta nel 2024 ha visto tutte le centraline milanesi rispettare il limite previsto.
Questo risultato è attribuibile, in parte, all’effetto positivo della Zona a Traffico Limitato Area B, che ha contribuito a ridurre le emissioni di NO2 derivanti dal traffico veicolare.
Un’analisi comparativa delle concentrazioni di ossidi di azoto tra l’area interna e quella esterna a Milano rivela un fenomeno interessante.
Fino al 2018, la diminuzione delle concentrazioni era pressoché uniforme in entrambe le aree.
Tuttavia, a partire dall’introduzione di Area B, la riduzione degli ossidi di azoto all’interno di Milano ha accelerato, suggerendo un impatto tangibile delle politiche locali di mitigazione.
Per quanto riguarda le polveri sottili, un altro fattore critico per la salute pubblica, i risultati mostrano un miglioramento meno marcato.
Il valore massimo delle concentrazioni di PM10 è sceso a 32 microgrammi per metro cubo nel 2023, rispetto ai 37 del 2021 e ai 40 del 2017.
Sebbene questa diminuzione sia positiva, non è sufficiente per garantire il pieno rispetto dei limiti entro il 2025, come previsto.
Un dato particolarmente significativo è che il 75% del particolato atmosferico a Milano deriva da fonti emissive esterne alla città, sottolineando la natura transfrontaliera dell’inquinamento atmosferico e la necessità di azioni coordinate su scala regionale e nazionale.
In termini di emissioni di CO2, il monitoraggio ha evidenziato una riduzione dell’8,7% nel periodo 2022-2023, un risultato che, seppur positivo, rappresenta un passo verso l’obiettivo di una decarbonizzazione più ambiziosa (-32,9% rispetto al 2005).
L’assessora all’Ambiente e Verde, Elena Grandi, ha ribadito con chiarezza che “Milano non può farcela da sola”.
Questa affermazione sottolinea un concetto cruciale: la lotta all’inquinamento atmosferico richiede una visione ampia e una collaborazione estesa.
La qualità dell’aria non rispetta i confini amministrativi, e le politiche volte a proteggerla devono essere sempre più condivise e integrate a livello sovracomunale e regionale, promuovendo sinergie e azioni coordinate per affrontare una sfida che trascende i confini urbani.
La sostenibilità ambientale è una responsabilità collettiva che esige un impegno congiunto e una strategia lungimirante.