“With Hasan in Gaza”: un’eco del passato, un’eco per il futuro.
Kamal Aljafari, con questo suo ultimo – e inaspettato – film, non offre semplicemente un’opera cinematografica, ma un atto di memoria, un omaggio delicato e lacerante all’esistenza di un popolo sospeso tra speranza e oblio.
La riscoperta di tre videocassette, sigillate in un cassetto per oltre vent’anni, costituisce il cuore pulsante di un progetto che si rivela, in retrospettiva, un destino ineluttabile.
Il film, aperto in concorso al prestigioso Locarno Film Festival, non è un documentario convenzionale, né un racconto autobiografico esplicito.
È piuttosto un frammento di vita, un viaggio intrapreso dal regista nel 2001, un percorso fisico che attraversa Gaza da nord a sud, ma che si rivela anche un viaggio interiore, un’immersione profonda in una realtà quotidiana, fatta di volti, di voci, di luoghi ordinari.
Aljafari, durante la conferenza stampa, ha espresso un senso di mistero e di profonda commozione di fronte alla ricomparsa dei nastri.
La loro riemersione, dopo un periodo di silenzio e oblio, assume un significato simbolico potente: il cinema, in questi casi, non è mera rappresentazione, ma diventa strumento di testimonianza, veicolo di memoria, finestra aperta su un mondo fragile e vulnerabile.
Il film ci pone di fronte a un dilemma morale urgente: siamo testimoni di vite sospese nel tempo, di esistenze interrotte, di destini incerti.
L’assenza di informazioni sul loro futuro, il silenzio che avvolge le loro storie, amplifica il senso di angoscia e di responsabilità.
“With Hasan in Gaza” non è un’opera consolatoria; al contrario, ci costringe a confrontarci con la precarietà dell’esistenza, con la sofferenza, con la perdita.
Più che un tributo a un individuo, il film è un tributo all’umanità, nella sua complessità e nella sua fragilità.
È un appello silenzioso, un grido soffocato che si leva dalle macerie di una storia ancora troppo spesso ignorata.
La sua forza risiede proprio nella sua apparente semplicità, nella sua capacità di evocare immagini e sensazioni che risuonano a lungo nella mente dello spettatore, spingendolo a riflettere sul significato della memoria, della giustizia e della dignità umana.
È un film che ci ricorda che, anche quando le voci si spengono e i luoghi scompaiono, la memoria può sopravvivere, grazie alla forza del cinema e alla perseveranza di chi non dimentica.