Sessantanove anni sono trascorsi da quel fatale 8 agosto 1956, giorno in cui la terra tremò nel sottosuolo del Bois du Cazier, in Belgio, seppellendo sotto una montagna di carbone i sogni e le speranze di 262 uomini.
Una tragedia che lacerò non solo la comunità belga, ma soprattutto quella italiana, e in particolare il piccolo borgo di San Giuliano di Puglia, nel Molise, da dove provenivano ben 136 dei minatori scomparsi, tra cui il sanguinlianese Francesco Cicora, figura ancora avvolta nel mistero, il cui corpo non fu mai recuperato e identificato.
La memoria di quegli eroi dimenticati, strappati prematuramente alle loro famiglie, si rinnova oggi, in un commovente atto di commemorazione che vedrà riunita la comunità di San Giuliano di Puglia.
Il sindaco Antonello Nardelli presiederà la cerimonia, un appuntamento solenne per onorare la loro memoria e ripercorrere la storia di una diaspora di uomini in cerca di lavoro e di un futuro migliore.
Al centro dell’attenzione, come da anni, vi è Michele Cicora, figlio di Francesco, portatore di una fiamma di speranza e di un impegno costante.
Da anni, Michele ha intrapreso una tenace battaglia, un percorso arduo e doloroso, volto a restituire un nome, un volto, una dignità a coloro che sono rimasti anonimi.
Attraverso un meticoloso lavoro di analisi del DNA, confrontando i profili genetici con quelli delle famiglie italiane, è riuscito a identificare quattro dei quattordici minatori non riconosciuti, un risultato che testimonia la sua incrollabile determinazione e la sua profonda sensibilità.
La cerimonia, che si terrà alle 18:30 nel cimitero di San Giuliano, sarà un momento di raccoglimento e di riflessione.
Michele Cicora condividerà con la comunità il racconto della sua lunga ricerca, un viaggio interiore fatto di speranze, delusioni e la profonda convinzione che ogni vita meriti di essere ricordata.
La deposizione di una corona di fiori e la preghiera del parroco, Don Costantino Di Pietrantonio, suggelleranno questo momento di commemorazione, un omaggio a coloro che sacrificarono tutto in nome del lavoro e a chi, come Michele, continua a custodire la loro memoria.
La tragedia del Bois du Cazier non è solo una ferita del passato, ma un monito per il futuro, un invito a non dimenticare le difficoltà e i sacrifici di chi ci ha preceduto.