La tragica scomparsa di Giovanni Marchionni, il giovane operaio di 21 anni deceduto a bordo di uno yacht nella lussuosa Marina di Portisco, in Costa Smeralda, sta generando un’indagine complessa che va oltre la mera accertamento delle cause del decesso.
Al centro dell’attenzione degli inquirenti c’è ora la ricostruzione dettagliata delle condizioni lavorative del ragazzo e la valutazione di eventuali irregolarità legate al suo impiego nel cantiere navale di Licola, in provincia di Napoli.
L’ipotesi più accreditata, e oggetto di approfondite analisi tecniche, fa riferimento a possibili intossicazioni dovute all’emissione di gas nocivi provenienti dal sistema di smaltimento dei liquami, il wc chimico a bordo, o dalle batterie del natante.
Un cocktail di sostanze, come metano, monossido di carbonio o altri composti tossici, potrebbe aver contribuito a causare un evento fatale, soprattutto se in presenza di scarsa ventilazione o malfunzionamenti negli impianti.
Giovanni, impiegato in un cantiere navale come operaio, aveva ricevuto l’opportunità di trascorrere due settimane in Costa Smeralda in compagnia della famiglia dell’armatore dello yacht.
Un’occasione che si è tragicamente interrotta, lasciando un vuoto incolmabile nei cuori dei suoi cari.
La Procura della Repubblica di Tempio Pausania ha già delegato l’esecuzione di una corposa autopsia sul corpo del giovane, un passaggio cruciale per determinare con precisione le cause del decesso e per escludere o confermare l’ipotesi di intossicazione.
L’analisi tossicologica, in particolare, sarà fondamentale per identificare eventuali sostanze presenti nell’organismo di Giovanni e per stabilirne la concentrazione.
Nel frattempo, i familiari del ragazzo stanno raggiungendo la Sardegna, profondamente addolorati e alla ricerca di risposte.
Si prevede un incontro con gli inquirenti, in cui potranno fornire testimonianze e chiarire alcuni aspetti della vicenda.
Per tutelare i loro diritti e seguire da vicino l’andamento delle indagini, i familiari hanno conferito l’incarico agli avvocati Maurizio Capozzo e Gabriele Satta, professionisti esperti in diritto penale e in processi complessi.
L’indagine, tuttavia, non si limita a una valutazione delle circostanze immediate del decesso.
Gli investigatori stanno scandagliando le modalità di assunzione del giovane operaio, verificando il rispetto delle normative sulla sicurezza sul lavoro, l’adeguatezza dei dispositivi di protezione individuale forniti, e la formazione specifica ricevuta.
Potrebbero emergere criticità legate alla gestione dei rischi professionali, con possibili implicazioni per il cantiere navale e per i responsabili della sicurezza a bordo dello yacht.
La vicenda solleva, infatti, interrogativi cruciali sulla tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori in ambito nautico, un settore spesso caratterizzato da condizioni di lavoro impegnative e da rischi specifici.