La crisi infrastrutturale che affligge il Molise non è un mero inconveniente, ma una ferita aperta che ne intacca il tessuto economico, sociale e identitario, configurandosi come una profonda anomalia nazionale.
La persistente e gravissima carenza di collegamenti ferroviari, lungi dall’essere un problema gestibile a livello locale, rappresenta una minaccia esistenziale per la regione, rischiando di relegarla in una periferia dimenticata, spopolata e priva di prospettive.
L’ultimo episodio, denunciato con forza dal consigliere regionale Roberto Gravina, è emblematico di un sistema al collasso.
L’impossibilità di garantire un servizio di trasporto sostitutivo adeguato, lasciando passeggeri abbandonati lungo la carreggiata, esaspera una situazione già drammatica.
Non si tratta solo di ritardi o disagi occasionali, ma di una gestione inefficiente e irresponsabile che nega ai cittadini molisani il diritto fondamentale alla mobilità e al collegamento con il resto del Paese.
L’esperienza narrata, con il susseguirsi di “sostitutivi del sostitutivo”, è una metafora potente della fragilità e dell’inadeguatezza dell’apparato amministrativo.
Le promesse di ripristino della tratta Bojano-Roma, ripetute a distanza di mesi, si sono trasformate in vane illusioni, slittando a date sempre più remote, come se il 2026 rappresentasse una traguardo quasi irraggiungibile.
Questo continuo rinvio non è solo una questione tecnica, ma rivela una mancanza di volontà politica e di investimenti strutturali che rischia di paralizzare lo sviluppo regionale.
La promessa di ripristino, un tempo obiettivo concreto, è diventata un mero espediente per rimandare l’inevitabile e per celare l’incapacità di affrontare le criticità in modo efficace.
L’arrivo di nuovi assessori, uno dedicato ai Trasporti e l’altro, Marone, con un ruolo di consulente esterno, solleva interrogativi.
L’appartenenza di Marone al team del Ministro Salvini, e la sua reputazione di “uomo del Ponte”, inizialmente percepita come un segnale di svolta, non si sono tradotti in azioni concrete a favore del Molise.
La presenza di figure apparentemente competenti, ma incapaci di produrre risultati tangibili, alimenta la frustrazione e il senso di abbandono.
Il cambiamento amministrativo, auspicabile e necessario, non può essere una semplice operazione di facciata, ma deve tradursi in un reale e significativo miglioramento della qualità dei servizi.
La situazione attuale non è semplicemente un fallimento gestionale, ma una profonda questione di giustizia sociale e di equità territoriale.
Il Molise, regione con un forte potenziale turistico e agricolo, rischia di essere soffocato da una logistica inefficiente e da una carenza di infrastrutture che ne limitano la competitività.
Il futuro del Molise dipende dalla capacità di superare questa emergenza, recuperando la fiducia dei cittadini e garantendo loro il diritto alla mobilità e alla connessione con il resto d’Italia.
È necessario un cambio di paradigma, che coinvolga tutti gli attori istituzionali, con un approccio integrato e sostenibile, volto a promuovere lo sviluppo economico e sociale della regione.
La vergogna nazionale non può continuare a gravare sulle spalle dei molisani.