giovedì 14 Agosto 2025
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Don Massimo: da Vicofaro a Ramini, un impegno costante per l’accoglienza.

Don Massimo Biancalani, figura di riferimento per l’accoglienza e l’integrazione, si prepara a una nuova fase del suo ministero pastorale, mantenendo saldamente al centro della sua dedizione l’attenzione verso le persone in cerca di rifugio e opportunità.
Dopo un decennio intenso e spesso controverso nella parrocchia di Vicofaro, dove ha offerto ospitalità a innumerevoli migranti, il sacerdote proseguirà la sua opera a Ramini, un luogo che riveste un significato particolare nel suo percorso sacerdotale, essendo stata la sua prima parrocchia.
L’esperienza di Ramini, tuttavia, non è un ritorno al passato.

L’accoglienza, già presente in quella comunità parrocchiale, continuerà ad essere un elemento distintivo, pur in forma ridotta rispetto a Vicofaro, dove la struttura ospitava un numero considerevole di persone.

Attualmente, circa trenta ospiti, alcuni provenienti da Vicofaro, trovano rifugio a Ramini, testimonianza della continuità di un impegno che si estende oltre i confini geografici.
La proposta della Diocesi di Pistoia, che vorrebbe affidare a Don Massimo la direzione dell’Ufficio Missionario Diocesano, solleva interrogativi complessi e sottolinea la delicatezza della dicotomia tra azione pastorale e impegno diretto nell’accoglienza.
Sebbene consapevole dell’importanza strategica delle missioni, Don Massimo esprime una certa perplessità, evidenziando come l’esperienza di accoglienza, con le sue dinamiche relazionali e le sue implicazioni umanitarie, rappresenti un aspetto profondamente diverso dall’attività missionaria, seppur intrinsecamente connesso ad essa.
L’impegno missionario, infatti, si concentra spesso su un’azione a distanza, mentre l’accoglienza implica una prossimità fisica e relazionale che crea un legame profondo e trasformativo.
Questa riflessione non implica un rifiuto dell’Ufficio Missionario, ma piuttosto una preoccupazione per la possibile perdita di contatto diretto con le persone vulnerabili che necessitano di assistenza.
Don Massimo si dimostra, in ogni caso, disponibile a collaborare e a offrire il proprio contributo, evidenziando la necessità di trovare un equilibrio tra le diverse forme di impegno pastorale, senza compromettere la continuità dell’opera di accoglienza che ha caratterizzato il suo ministero.

La vicenda sottolinea la sfida costante di conciliare l’impegno per la promozione della fede con la risposta concreta alle esigenze dei più deboli, incarnando un esempio di pastorale sociale che pone al centro l’incontro con l’altro e la costruzione di una società più giusta e accogliente.

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