martedì 12 Agosto 2025
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Santini collabora, segreto sull’interrogatorio: svolta nell’inchiesta.

L’udienza, protrattasi per un’estenuante giornata di oltre dieci ore, si è ufficialmente conclusa alle ore 20:45 presso la Procura di Pesaro.
Massimiliano Santini, figura centrale nell’inchiesta per corruzione che coinvolge anche l’attuale candidato alla presidenza regionale delle Marche, l’ex sindaco Matteo Ricci, ha lasciato la sede della Procura dopo un interrogatorio intenso e approfondito.

La notizia è stata comunicata dall’avvocato Gioacchino Genchi, legale difensore di Santini.
L’interrogatorio, diretto dal pubblico ministero, ha abbracciato una vasta gamma di tematiche, inglobando anche le rilevazioni cruciali emerse dalle analisi forensi condotte sul dispositivo mobile sequestrato all’indagato.

La completezza della risposta fornita da Santini, a quanto riferisce il suo legale, testimonia la volontà di collaborare, seppur con la prudenza necessaria in una situazione giuridica delicata come questa.
Un elemento significativo è stata la rinuncia, da parte dell’avvocato Genchi, alla richiesta di copia del verbale d’interrogatorio e alla conseguente notifica dell’avviso di deposito.

Questa scelta strategica si è concretizzata con una specifica istanza di segretazione del verbale e della memoria difensiva depositata, una richiesta prontamente accolta dal pubblico ministero.

La decisione di mantenere la riservatezza sui contenuti dell’interrogatorio risponde a una considerazione imprescindibile: la potenziale compromissione dello sviluppo delle indagini.

La divulgazione anticipata di informazioni, anche minime, potrebbe influenzare la raccolta di prove, la testimonianza di altri soggetti coinvolti e, in ultima analisi, l’equo svolgimento del processo.

Questo atto, lungi dall’essere un ostacolo alla trasparenza, si configura come una misura cautelativa volta a preservare l’integrità dell’inchiesta e a garantire che la verità fattuale possa emergere in modo incontaminato.

La segretezza, in questo contesto, non è sinonimo di opacità, ma piuttosto di salvaguardia del diritto alla difesa e di garanzia di un processo equo per tutte le parti coinvolte.
La vicenda solleva, inoltre, interrogativi sulla delicata commistione tra diritto alla riservatezza e necessità di informazione pubblica, soprattutto in un contesto politico di tale rilevanza.

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